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Lo zucchero italiano protegge le api

Coprob-Italia Zuccheri ha deciso di non richiedere la deroga sull’utilizzo di neonicotinoidi. Ma chiede anche di tutelare gli agricoltori che fanno questa scelta, rischiando anche di sostenere spese maggiori

Lo zucchero italiano protegge le api
11 marzo 2021 | 14.04
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Coprob-Italia Zuccheri, unico produttore di zucchero 100% italiano con la sua filiera tracciata e certificata dal campo alla tavola, ha deciso di non richiedere la deroga sull’utilizzo di neonicotinoidi per la produzione di tutta la gamma Nostrano, Nostrano Bio e Semolato 100% Italiano. E mentre altri Stati europei riammettono l’utilizzo di questi fitofarmaci, lo zucchero italiano non utilizzerà i neonicotinoidi che, se pur importanti per la coltivazione delle barbabietole, rappresentano una forte minaccia alle api e al loro importante ruolo nel mantenimento della biodiversità, come confermato anche da uno studio Efsa del 2018.

Ma cosa sono i neonicotinoidi, oggetto di interesse anche da parte del mondo scientifico e di quello normativo? Si tratta di insetticidi che vengono inseriti nella concia del seme e utilizzati in agricoltura e per questo fortemente dannosi per alcune specie animali e in particolare per la sopravvivenza delle api. L’uso, in alcuni casi non razionale, dei fitofarmaci in agricoltura e l’aumento dell’inquinamento hanno, infatti, causato una riduzione enorme nel numero di questi insetti nel mondo. La preoccupazione è molto elevata tanto che anche l’Onu ha lanciato l’allarme con una campagna di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica che ha visto la creazione di una giornata apposita da dedicare alla salvaguardia di questi insetti.

In questa situazione di emergenza, la decisione di Coprob-Italia Zuccheri rappresenta un’azione concreta a supporto della protezione delle api e della biodiversità, ma nel contempo è necessario tutelare gli agricoltori che, sposando questa scelta di valore, rischiano di sostenere spese maggiori dovute all’impiego di tecniche alternative o al possibile aumento di interventi post emergenza delle piante. Investimenti aggiuntivi che rischiano inevitabilmente di riflettersi sull’aumento del costo dello zucchero italiano, risultando dunque più caro rispetto a quello dei Paesi che continueranno a utilizzare i neonicotinoidi per la produzione delle barbabietole da zucchero.

“Occorre che vengano riconosciute, sostenute e premiate quelle filiere che si attengono alle normative, pena una sperequazione di trattamento - afferma Claudio Gallerani, presidente di Coprob - Sono sempre più numerose le grandi aziende di prodotti alimentari, sensibili alle tematiche ambientali, a richiedere espressamente nei propri disciplinari che questi agrofarmaci non vengano adottati dalle imprese fornitrici di materie prime. La filiera dello zucchero da noi rappresentata assicura un’agricoltura virtuosa, rispondendo anche alle esigenze delle aziende, ma parallelamente chiede maggiori tutele per i propri agricoltori”.

La scelta di Coprob è appoggiata anche da Legambiente, fortemente impegnata nel sostegno alle pratiche agricole che non fanno ricorso all'impiego dei neonicotinoidi. “I neonicotinoidi - dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente - rappresentano un pericolo per le api e dunque per il nostro Pianeta. Partendo da questo presupposto, è assolutamente necessario lavorare affinché dall’Italia giunga un rinnovato impulso allo scopo di raggiungere il divieto di tutti i neonicotinoidi e non solo quelli attualmente previsti dalla norma Ue. Studi scientifici hanno dimostrato come i neonicotinoidi siano responsabili di danni irreversibili a carico del sistema nervoso centrale degli insetti. Esempi virtuosi come quello di Coprob – Italia Zuccheri sono quindi non solo da raccontare ma da portare a modello. La riduzione della chimica nella bieticoltura e la conversione di 3000 ettari a biologico sono best practice replicabili, attraverso le quali segnare concretamente un punto a favore dell’ambiente”.

La coltivazione della barbabietola da zucchero, oltre ad essere una delle più virtuose in termini di emissioni di gas serra (coltivarla è come se ogni anno avessimo 30.000 ettari di bosco in più) è di importanza strategica nell’ambito della rotazione agricola grazie alla sua capacità di rilasciare elementi nutritivi organici e minerali nel terreno. Con una sensibile riduzione dell’impatto ambientale dell’attività agricola.

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