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Lo scenario internazionale, le incognite del nuovo anno

08 gennaio 2025 | 10.43
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Lo scenario internazionale è descritto da una lunga lista di incognite. Partendo dalla domanda che ha accompagnato gli ultimi tre anni, dall'invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022: si potrà chiudere, e a quali condizioni, la guerra? Dopo aver lasciato sul campo centinaia di migliaia di morti e accumulato danni per miliardi di euro, il conflitto ha vissuto fasi alterne, con posizioni che sono ormai sostanzialmente cristallizzate: Kiev non è più in grado di riconquistare i territori occupati dai russi e Mosca deve fare i conti con un'economia ormai totalmente consegnata alla guerra. L’interruzione delle forniture di gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina è stata la prima notizia dell’anno e contribuisce a cambiare ancora lo scenario. Dopo il mancato rinnovo dell'accordo fra Kiev e Mosca per far transitare il gas russo attraverso l'Ucraina, infatti, le quotazioni del gas naturale continuano a mantenersi intorno a 50 euro al megawattora alla Borsa di Amsterdam (49,61 euro ieri), il livello più alto da oltre un anno, tanto da spingere il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin a chiedere un nuovo tetto europeo ai prezzi. Soprattutto perché, secondo gli analisti di Goldman Sachs, nei prossimi mesi il gas potrebbe arrivare a toccare gli 84 euro a megawattora.

Dal 7 ottobre 2023, giorno dell'attacco di Hamas in territorio israeliano, è passato più di un anno. C'è stata l'invasione di Gaza, ancora oggi bersagliata dal fuoco israeliano, rasa al suolo, con una popolazione decimata e attraversata da una gigantesca crisi umanitaria; c'è stato il conflitto in Libano che ha sostanzialmente neutralizzato Hezbollah. Ora l'attenzione di Israele è rivolta anche agli Houthi e quindi allo Yemen e al Mar Rosso. Ci sono 70 anni di storia a raccontare la complessità della crisi in Medio Oriente ma l'ultimo anno è destinato a segnare i prossimi decenni. È ancora possibile una soluzione che possa affrontare la questione palestinese in una prospettiva di pace?

Gli anni segnati dalla minaccia di Al Quaeda e dell'Isis sembravano definitivamente archiviati. O quanto meno il rischio del terrorismo di matrice islamica sembrava marginalizzato. Il 2024 si è chiuso però con due fatti rilevanti. Il cambio di regime in Siria è una buona notizia per la fine della dittatura sanguinaria di Assad ma apre diversi interrogativi sull'affidabilità di chi l'ha sostituito, i ribelli jihadisti guidati dal Al Jolani. L'attentato al mercatino di Natale di Magdeburgo in Germania e la strage di New Orleans, anche se con matrici diverse, hanno riacceso la spia sul rischio terrorismo a livello globale.

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