"L'emergenza sanitaria da Covid-19 e lo stato di disagio economico che si profila ci impongono di stare vicino al governo. Siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo per gestire al meglio non solo l'emergenza sanitaria ma anche l’emergenza economica conseguente allo stop delle attività produttive". Lo sostiene Cifa-Confederazione italiana federazioni autonome che, rispetto alle misure adottate con il dl Cura Italia, invita il governo Conte a ulteriori interventi al fine di dare immediatezza alle misure economiche.
"Priorità assoluta -sottolinea il presidente Andrea Cafà- è consentire a milioni di cittadini di avere la liquidità immediata per riempire il carrello della spesa e a milioni di imprese di evitare il fallimento. Servono risposte tempestive. La strada imboccata dal governo sugli ammortizzatori sociali rischia di perdersi nelle lunghe procedure burocratiche, dato che le preventive procedure sindacali non potranno essere esperite puntualmente causa l’elevato numero di istanze”.
"Ci troviamo -spiega ancora- in una situazione paragonabile, in termini economici e sociali, a un’emergenza bellica. Mentre c’è chi chiede di attrezzare gli spacci militari, di fornire di tessera le famiglie rimaste senza reddito, di far scendere in campo l’esercito per gestire la distribuzione alimentare, gli enti preposti si muovono con difficoltà nell’erogare le risorse a chi ne ha diritto perdendosi in procedure che oggi non hanno motivo d’essere. A situazioni eccezionali si risponde con misure e tempistica eccezionali", aggiunge.
"Così, non comprendiamo -rimarca Cafà- perché l’attivazione di misure straordinarie debba passare dall’obbligo di informazione e consultazione sindacale o perché l’erogazione della cassa integrazione in deroga venga subordinata al preventivo accordo tra Regioni e parti sociali. Mal si comprende, poi, perché lo stato abbia concesso 80 milioni di euro ai Fondi di solidarietà bilaterale come Fsba, mettendo lo stesso nelle condizioni di richiedere a migliaia di imprese artigiane il versamento degli ultimi 36 mesi di contribuzione per accedere all'ammortizzatore sociale".
"Probabilmente, è stato un errore ripercorrere l'impostazione data dal nostro ordinamento in materia di ammortizzatori sociali per fornire un sostegno alle aziende che hanno dovuto sospendere le attività. Seguire il meccanismo tradizionale di riconoscimento degli ammortizzatori sociali, in una situazione eccezionale come questa, porterà imprese e professionisti a imbrigliarsi in procedure burocratiche e in interpretazioni normative che toglieranno il carattere d’immediatezza alle misure di sostegno e taglieranno fuori dai benefici tanti lavoratori", spiega ancora il presidente di Cifa. "Il nostro pensiero -sottolinea ancora- va a quelli assunti dopo il 23 febbraio per i quali le aziende non potranno chiedere l'intervento degli ammortizzatori sociali, alle colf e badanti anch'esse escluse dal provvedimento e perché no, calando la maschera dell'ipocrisia, anche ai tanti lavoratori spesso costretti a operare in condizioni di non regolarità”.
“Ecco perché condividiamo in pieno le esternazioni della presidente nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone che, in una nota inviata al presidente Conte, invoca il riconoscimento di un ‘ammortizzatore sociale unico’ di facile e immediata erogazione che liberi aziende e professionisti da inutili passaggi burocratici. Questo consentirebbe di erogare le integrazioni salariali entro il 15 aprile, cosa che, allo stato attuale, appare improbabile", rimarca Cafà.
Il presidente di Cifa esprime sostegno ai consulenti del lavoro che in questi giorni lavorano incessantemente nell'interesse delle imprese. Auspica che “il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo intervenga quanto prima per semplificare ancor più l’accesso alle forme d’integrazione del reddito istituendo un unico ammortizzatore sociale così da consentire a tutti i cittadini di far fronte rapidamente ai bisogni di prima necessità", conclude.