Il presidente della Fondazione Studi: "L'Italia non si deve fermare, il rischio è la recessione"
"Gli effetti economici del coronavirus sono sotto gli occhi di tutti, basta guardarsi attorno per vedere gli effetti diretti e indiretti. Sia in conseguenza di leggi e decreti, che anche per via della psicosi che si è diffusa e che sta praticamente mandando in default le aziende. Adesso, però, è il momento di dire basta, l'Italia non si deve fermare, perché la recessione è un rischio che non possiamo correre". Così, con Adnkronos/Labitalia, il presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, fa il punto sugli effetti economici dell'emergenza coronavirus.
I consulenti del lavoro in tutta Italia assistono un milione e mezzo di aziende e gestiscono circa 8 milioni di rapporti di lavoro. "E' ancora presto per quantificare i possibili danni per le imprese -sottolinea De Luca- ma abbiamo casi di ristoranti, ad esempio a Milano, che hanno perso circa il 90% dei coperti giornalieri e sono costretti in queste ore a riflettere sulla possibilità di licenziare del personale. E tutto questo per una comunicazione che, specie nelle prime ore dell'emergenza, è stata inadeguata, generando appunto la psicosi".
Per non parlare delle aziende che operano nella cosiddetta zona rossa. "E non dimentichiamo -continua De Luca- che ci sono anche tante aziende che non sono nella zona rossa ma anche dipendenti che vi abitano e che quindi si trovano senza forza lavoro necessaria. Noi abbiamo 15 colleghi -sottolinea- che risiedono nella zona rossa e che vi sono rimasti in pratica 'prigionieri'. In alcuni casi non hanno potuto neanche attivare i server negli uffici in modo tale da lavorare da remoto. Noi abbiamo chiesto degli interventi come la cassa in deroga, speriamo che nel prossimo Cdm il governo dia il via libera".
In questi giorni di emergenza per molte aziende lo smart working è stato la soluzione per non fermare le attività. "Abbiamo calcolato che in Italia sono più di 8 milioni gli occupabili con il 'lavoro' agile, e invece in questo momento la percentuale si ferma appena al 2%, in fondo alla classifica europea", sottolinea De Luca.
E le conseguenze del coronavirus si sentiranno anche nei prossimi mesi, secondo De Luca. "Nel turismo le cancellazioni stanno fioccando, con la stagione estiva alle porte le nostre aziende soffriranno tantissimo, e Paesi come Grecia e Spagna non faranno che approfittare della situazione e proporsi come mete sostitutive del nostro Paese", rimarca.
Per tutti questi motivi, conclude De Luca, "è arrivato il momento per il Paese di seguire sì tutte le cautele sul coronavirus, ma al momento stesso di dire basta al panico". "Il Paese non si deve fermare, non si può restare tappati in casa. Se si ferma la produzione, arretra l'export, i consumi interni si contraggono allora la recessione non è lontana e questo l'intero Paese non può permetterselo", conclude.