"Questo è un congresso mondiale, ci sono oltre 500 esperti da tutto il mondo, e non avveniva in Italia da molti anni. Il senso è che vi si affronteranno i problemi individuati come i più importanti per il mondo. E sarebbe bene che l'insegnamento fosse questo: guardiamo anche al mondo perché i nostri problemi sono influenzati anche dal mondo. Quindi, io mi auguro che il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi, che vi parteciperà senta un po' tutto e non solo il reddito minimo che è uno dei temi". Così Tiziano Treu, presidente del Cnel, presenta, con Labitalia, il congresso mondiale dei giuslavoristi, dal titolo 'Trasformazioni del lavoro: sfide per i sistemi nazionali di diritto del lavoro e della sicurezza sociale', che si terrà da domani al 7 settembre, a Torino, presso il campus dell’International training centre dell’Ilo (International labour organization delle Nazioni Unite).
Sette gruppi di ricerca internazionali, formati prevalentemente da rappresentanti delle istituzioni e delle principali università, presenteranno, nel corso dell'evento, i risultati di oltre un anno di confronti e comparazioni sull’evoluzione del lavoro, sulle politiche del welfare e di sostegno al reddito adottate dai vari Paesi, sul ruolo dei migranti nelle nostre società, sui numeri del lavoro 'informale' nei diversi continenti, sulla contrattazione collettiva e sul ruolo degli Stati nelle nuove relazioni industriali.
Il meeting sarà aperto appunto domani, 4 settembre (ore 17), da Tiziano Treu, nella veste di presidente della Società internazionale di diritto del lavoro e della sicurezza sociale (Islssl), presidente del Cnel e docente dell'Università Cattolica Milano. Due le relazioni all'inizio dei lavori: quella di Tiziano Treu e quella di Thomas Anton Kochan, professore Mit Sloan School of Management. Previsti gli interventi, tra gli altri, di Chiara Appendino, Marina Brollo, Nino Boeti, Giuseppe Casale, Sergio Chiamparino, Claudio Cominardi, Guy Ryder e Paolo Tosi.
"Uno dei temi fondamentali dell'evento -spiega Treu- è il lavoro irregolare e informale. Nel mondo, infatti, e soprattutto nei paesi in via di sviluppo, questo rappresenta l'80% della popolazione. E quindi è questo il problema: come tiriamo fuori la maggioranza della popolazione mondiale da un lavoro 'grigio' e lo portiamo a quello regolare. Non è che in Italia siamo all'80% ma siamo al 15-20% anche noi e abbiamo pure il caporalato. E quindi questo -rimarca- è un problema drammatico". Per Treu, "la rivoluzione digitale per il lavoro ha riaperto in Europa il dibattito non solo sulla flessibilità degli orari, ma sulla loro riduzione".
"Il recente contratto dei metalmeccanici tedeschi - ricorda - ha riconosciuto il diritto dei lavoratori di ridurre (per due anni) l’orario settimanale a 28 ore (con parziale riduzione del salario) con il diritto a ritornare all’orario normale (di 35 ore). In cambio, ai datori di lavoro è stata riconosciuta una maggiore flessibilità nell’organizzazione di tali orari". "E il part time sta configurandosi come un sistema diffuso di ridistribuzione del lavoro spesso all’interno della famiglia", dice Treu.
"Il cambiamento -spiega ancora- è così profondo che sta manifestando un’inadeguatezza non solo delle regole tradizionali ma delle stesse categorie fondative del diritto del lavoro, a cominciare da quello subordinato. Non si tratta di dubbi espressi da giuristi teorici, ma da incertezze che pervadono, il legislatore, le parti sociali e le stesse decisioni della magistratura”. Al centro dell'evento di Torino, spiega Treu, anche il tema dell'immigrazione. "Immigrazione che non è solo -sottolinea- come governare le entrate, che è un problema vero, ma è anche come integrare. Perché, ben usati, gli immigrati sono utilissimi nel mercato del lavoro, ma appunto bisogna integrarli".
Non mancherà il confronto sula reddito minimo. "Preferisco chiamarlo così -sottolinea Treu- e non in altro modo. Tutti i paesi avanzati hanno ormai una qualche forma di reddito minimo perché i poveri, anche i lavoratori poveri, sono aumentati e perché gli strumenti tradizionali, come l'assicurazione contro la disoccupazione, non bastano. E quindi tutti i Paesi hanno stabilito delle forme di reddito minimo, come da ultimo l'Italia con il Rei".
E sul reddito di cittadinanza allo studio del governo Treu spiega: "Il problema? Innanzitutto a chi lo si dà, perché dire che lo si dà a tutti i cittadini non ha senso, nessuno fa così. Secondo: a questi poveri, a queste persone che hanno bisogno di aiuto gli si chiede di impegnarsi per non vivere sempre di assistenza o no?"
"E ovviamente -aggiunge- anche il livello del reddito garantito è importante perché se si da un reddito troppo basso si muore di fame, se lo si da molto alto e non si chiede niente in cambio il lavoratore è portato a chiedersi: 'ma perché uno deve lavorare se può stare con 800 euro garantiti?'. Quindi, questi sono problemi di fondo che discuteremo".