Secondo l'indagine del Centro studi 1 impresa su 3 ha in previsione nuove assunzioni
Manifatturiero in controtendenza su lavoro e occupazione: solo il 5% degli imprenditori prevede una forte riduzione del personale nel 2021 e solo il 13% attende il superamento del blocco dei licenziamenti per ridurre il proprio organico: riduzione che nel 94% dei casi va da 1 a 5 dipendenti. Ma c’è di più: 1 impresa su 3 ha in previsione nuove assunzioni. È quanto emerge dall’indagine congiunturale che Confimi Industria, Confederazione dell’industria manifatturiera privata italiana, ha condotto intervistando i propri associati sull’andamento del secondo semestre 2020 e chiedendo loro una previsione per i primi sei mesi dell’anno appena iniziato. E le previsioni lasciano ben sperare sul lato occupazione: il 59% del campione dichiara di mantenere stabile il proprio organico e vi è un 32% di imprenditori che prevede nuove assunzioni.
Il centro studi della Confederazione ha rilevato inoltre che se il ricorso agli ammortizzatori sociali ha riguardato una impresa su due nella seconda parte del 2020, il numero scenderà nei prossimi mesi interessando solo il 31% degli intervistati. Sullo smart working il Centro studi segnala che lo strumento è in uso nel 25% delle pmi intervistate e andrà avanti ancora per qualche mese per quelle figure come amministrativi, uffici progettazione, marketing e commerciali il cui lavoro è organizzabile da remoto o le cui attività sono ancora in stand by viste le misure ancora in atto per fronteggiare la diffusione del virus.
Il 60% delle pmi inoltre non prevede grandi scossoni in positivo o in negativo per i primi sei mesi del 2021: ottimista solo 1 imprenditore su 5 che ha in previsione un leggero incremento (fino al 3%) di ordini e produzione. Nessuna buona nuova invece dal mercato estero. Secondo il Centro studi di Confimi Industria, il 26% del campione intervistato prevede una contrazione degli ordini internazionali fino a un -10% rispetto al passato. Un vero danno per le pmi manifatturiere che nel 33% dei casi hanno un mercato europeo.
Tirando le somme del 2020 il Centro studi di Confimi Industria evidenzia un fatturato stabile per il 44% delle pmi manifatturiere. Segnali positivi invece per il 34% degli intervistati che ha registrato un segno + fino anche al 10% rispetto al semestre precedente; performance legate per lo più ai risultati dei settori della meccanica e dell’edilizia. Forte diminuzione dei fatturati invece per il 22% dei rispondenti all’indagine: contrazione che interessa maggiormente il settore dei servizi e il comparto alimentare.
Anche in termini di produzione ci sono importati scostamenti nelle diverse categorie: +27% nel campo della meccanica. Battuta d’arresto per il tessile che perde in media il 10% e ko l’alimentare: ingenti perdite per circa il 39% degli industriali del settore. Tra il I° e il II° semestre del 2020 crollo degli ordinativi per le filiere della sanità e dei servizi, che registrano una riduzione degli ordini oltre il 10% rispettivamente nel 45% e nel 34% dei casi.
Ancora una volta – e con costanza nelle ultime congiunturali di Confimi Industria – gli imprenditori del manifatturiero riscontrano in concorrenza interna e internazionale, incertezza normativa e prezzi di mercato non remunerativi i fattori di maggiore criticità. Per non parlare degli ostacoli ormai strutturali sui quali tornano a chiedere l’attenzione della politica: semplificazione burocratica e amministrativa, riduzione della tassazione sul reddito e riduzione del costo del lavoro. Ma gli industriali non resteranno alla finestra ad aspettare: previsti nuovi investimenti per migliorare i processi di produzione, i processi informatici e la trasformazione digitale, e per la formazione del personale.