"L'onda non tende ad abbassarsi. L'auspicio è che dopo 42 anni questa protesta si trasformi in una vera e propria rivoluzione: il popolo iraniano è arrivato al punto che non ha più nulla da perdere e quindi non si spaventa più davanti a politiche di repressione. Da fonti interne sappiamo che durante le manifestazioni in Iran ci sono stati oltre 240 morti, quando il regime parla solo di poche decine. Almeno 12.000 gli arrestati. Gli iraniani vogliono un cambiamento radicale, un rovesciamento del regime dittatoriale così come della forma monarchica precedente. Gli stessi slogan di piazza, sempre più incisivi, lo sottolineano". A dirlo all'Adnkronos Ghazal Afshar dell'associazione Giovani Iraniani in Italia, figlia di due combattenti iraniani (il padre è stato giustiziato nel massacro del 1988) che fuggirono dal Paese con lei quando non aveva nemmeno un anno rifugiando in Italia. Sempre da bambina, Ghazal Afshar visse per qualche anno in Iraq insieme ai genitori che oramai avevano abbracciato la resistenza iraniana. Prima dell'inizio della Guerra del Golfo, Ghazal Afshar ritornò in Italia, impegnandosi anche lei nell'attivismo.
"Moltissimi soldati si stanno ritirando: arrivano notizie di militari che stanno fuggendo per paura delle ritorsioni del popolo iraniano. Quel che più preoccupa, secondo quanto abbiamo appreso, che per andare a sopperire alla carenza delle forze antisommossa - riferisce Ghazal Afshar -, il regime sta cominciando ad assoldare addirittura i bambini".
Ghazal Afshar oggi ha partecipato alla manifestazione a sostegno della lotta delle donne iraniane, innescata dalla morte di Masha Amini, davanti all'ambasciata dell'Iran a Roma. "Ora più che mai - evidenzia - è necessario tenere alta l'attenzione e sostenere la rivolta delle donne iraniane che non è più solo la loro protesta ma di un movimento trasversale contro il regime che coinvolge tutti, giovani, intellettuali, lavoratori".