Il grande attore francese aveva 94 anni
di Paolo Martini
E' morto l'attore Michel Piccoli, icona del cinema francese. Aveva 94 anni. L'annuncio è stato dato oggi dalla sua famiglia. In un comunicato si precisa che il decesso è avvenuto lo scorso 12 maggio in seguito a un ictus. Si è spento tra le braccia della moglie Ludivine e dei figli Inord e Missia.
'Monumento' del cinema francese, Michel Piccoli è stato un interprete singolare dalla lunga e ricca carriera, con all'attivo circa 170 film, mantenendo quasi sempre uno stile recitativo austero e distaccato, anche se attraversato da un sottile compiacimento e da una vena di follia: è stato diretto da registi quali Jean-Luc Godard, Louis Malle, Alfred Hitchcock, Jacques Rivette e Manoel de Oliveira ed è stato un attore-feticcio di Luis Buñuel (ne ha fatto il suo surreale contraltare), Marco Ferreri (ne ha fatto un simbolo "testosteronico") e Claude Sautet (ne ha fatto l'ironico protagonista dei salotti della medio borghesia francese).
Molto amato dai cineasti italiani, è apparso in film di Marco Bellocchio (vinse la Palma d'Oro a Cannes come miglior attore per "Salto nel vuoto" del 1980 nel ruolo di un magistrato paranoico intrappolato nel suo rapporto con la sorella degenerato), Liliana Cavani, Ettore Scola, Sergio Castellitto e perfino di Mario Bava, che lo trasformò nell'ispettore Ginko in "Diabolik" (1968).
E anche nella sua ultima pellicola di rilievo, Piccoli è stato diretto da un regista italiano: Nanni Moretti ne ha fatto il protagonista di "Habemus Papam" (2011), dove veste i panni del tormentato cardinale Melville che viene eletto papa: per questo ruolo ha vinto il David di Donatello, il Premio Vittorio Gassman per il miglior attore protagonista e il Nastro d'argento europeo.
Michel Piccoli emerse all'attenzione internazionale quando, quarantenne, partecipò al rinnovamento del cinema francese che fece seguito alla Nouvelle Vague. Dotato di fascino ma privo della bellezza tormentata di Gérard Philipe o dell'allure romantica di Yves Montand, quegli stessi attori che negli anni Cinquanta lo misero in un cono d'ombra, Piccoli trovò la giusta collocazione negli anni Sessanta quando riuscì a esprimere al meglio il suo talento istrionico capace di spingersi fino al grottesco e surreale.
Nato a Parigi il 27 dicembre 1925 da una colta famiglia borghese metà italiana e metà francese - i genitori erano entrambi musicisti: la madre Marcelle Expert-Bezançon (1892-1990), pianista, e Henri Piccoli (1889-1975), violinista - Michel Piccoli non appena terminati gli studi liceali decise di intraprendere la carriera di attore, riuscendo poco dopo a entrare nella compagnia teatrale di Jean-Louis Barrault e Madeleine Renaud.
Il suo esordio cinematografico avvenne con "Silenziosa minaccia" (1945) di Christian-Jaque; tuttavia per un decennio dovette accontentarsi di essere diretto da registi minori e di partecipare a cortometraggi, fino al debutto, sebbene in parti secondarie, nel cinema dei grandi autori: "French cancan" (1955) di Jean Renoir e "Grandi manovre" (1955) di René Clair.
Fu Luis Buñuel, con cui Piccoli strinse una salda amicizia basata anche su una comune concezione politica anarchica, a dare una maggiore fiducia all'attore, scegliendolo per il ruolo del sacerdote in "La selva dei dannati" (1956). Negli anni successivi Piccoli recitò in altri cinque film del regista spagnolo, tra i quali "Diario di una cameriera" (1963), "Bella di giorno" (1967) e "Il fascino discreto della borghesia" (1972), dove tracciò con efficacia i caratteri del personaggio altolocato, nei ruoli di funzionario di stato e vizioso benestante.
Negli anni Sessanta, diretto da Jean-Luc Godard, Piccoli interpretò il ruolo di uno sceneggiatore alle prese con la tirannia dei produttori e l'esuberanza della bella moglie, impersonata da Brigitte Bardot, in "Il disprezzo" (1963), dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia; offrì inoltre contributi di rilievo sia al cinema di giovani autori emergenti, come Agnès Varda ("Les créatures", 1966), Jacques Demy e Alain Resnais ("La guerra è finita", 1966), sia alle grandi produzioni francesi, come "Parigi brucia?" (1966) di René Clément, e internazionali, come "Topaz" (1969) di Alfred Hitchcock. Sempre in quello stesso periodo Piccoli - sposato all'epoca con l'attrice Eléonore Hirt dal 1954 - fu tra i frequentatori dei circoli intellettuali esistenzialisti di Saint-Germain-des-Près, e divenne il compagno dell'attrice e cantante Juliette Gréco, che sposò nel 1967, dalla quale divorziò dieci anni dopo.
I personaggi del cinema di Buñuel, generalmente antipatici e guardati con diffidenza dal pubblico, vennero ulteriormente sviluppati dal regista Marco Ferreri, per il quale Piccoli ricoprì ruoli di alti prelati e agiati professionisti, in bilico fra humour nero e cinismo surreale: "Dillinger è morto" (1969), "L'udienza" (1972), "La cagna" (1972), "La grande abbuffata" (1973) e "L'ultima donna" (1976).
Nello stesso periodo divenne attore di culto anche per i film di Claude Sautet, che ne stemperò le caratteristiche negative e fredde esaltate da Ferreri per favorire la vena più sofferente e critica, come "L'amante" (1970), "Il commissario Pellissier" (1971) e "Tre amici, le mogli e, affettuosamente, le altre" (1974).
Negli anni Ottanta Piccoli recitò in ruoli di successo nel cinema italiano, scarnificando i suoi personaggi fino a un abisso d'angoscia e solitudine, come in "Salto nel vuoto" e in "Gli occhi, la bocca" (1982) di Marco Bellocchio, nonché in "Oltre la porta" (1982) di Liliana Cavani. Nel 1982 ha vinto l'Orso d'argento al Festival di Berlino per "Gioco in villa" di Pierre Granier-Deferre. Nel frattempo nel 1980 aveva sposato la sceneggiatrice Ludivine Clerc, la sua attuale moglie, e venne diretto da Louis Malle in "Atlantic City".
Dagli anni Novanta Piccoli è rimasto un attore di primo piano, protagonista di "Milou a maggio" (1990) di Louis Malle, "La bella scontrosa" (1991) di Jacques Rivette, "Compagna di viaggio" (1996) di Peter Del Monte, "Party" (1996) e "Ritorno a casa" (2001), entrambi di Manoel de Oliveira. Piccoli infine ha inoltre diretto alcuni cortometraggi e due lungometraggi, "Alors voilà" (1997) e "La plage noire" (2001), di carattere piuttosto elitario e dalla limitata distribuzione.
Non è stato solo icona e monumento del cinema francese ma anche gran seduttore, mirabile attore che amava le donne. Come detto, Michel Piccoli è stato sposato tre volte, con 'femme fatale', belle e di successo: Eléonore Hirt, Juliette Gréco e Ludivine Clerc. Di bell'aspetto e con uno charme singolare, si sposa per la prima volta a 19 anni nel 1954 con l'attrice svizzera Eléonore Hirt (1919-2017), dalla quale avrà (prima del divorzio) la sua unica figlia: Anne-Cordélia.
Negli anni '60 Piccoli frequenta i circoli intellettuali parigini di Saint-Germain-des-Près: incontra il filosofo Jean-Paul Sartre e la scrittrice Simone de Beauvoir, grazie ai quali conosce l'attrice e cantante Juliette Gréco, musa di quell'ambiente esistenzialista, interprete di versi scritti per lei da autori famosi come Raymond Queneau ("Si tu t'imagines"), lo stesso Sartre ("La Rue des Blancs-Manteaux") e Jacques Prévert ("Les feuilles mortes"). L'attore diviene il compagno della Gréco, che sposa il 12 dicembre 1966. Dieci anni dopo, il 15 novembre 1976, la coppia divorzia. Pochi anni dopo Piccoli si innamora perdutamente: e nel 1980 sposa la sceneggiatrice Ludivine Clerc, la sua attuale moglie. In anni recenti la coppia ha adottato due bambini di origine polacca, Missia e Inord.
Le cronache rosa e i gossip hanno raccontato di varie storie d'amore più o meno clandestine, senza mai trovare conferme. Nel 2015 Gilles Jacob, ex presidente del Festival del Cinema di Cannes, ha dedicato un libro di interviste a Michel Piccoli: l'attore confessò un lungo idillio con l'attrice austriaca naturalizzata francese Romy Schneider negli anni '60 e '70. I due attori avevano girato insieme sei film, tra il 1964 e il 1982. "Lei e io avevamo la debolezza di lasciar andare gesti non sempre molto onesti", aveva confidato. "Ma non abbiamo mai distrutto la nostra amicizia reciproca".