Intervista all'AdnKronos del cineasta che, nel 2012, ha diretto 'Romanzo di una strage' in cui ha ricostruito gli eventi della bomba scoppiata alla Banca dell'Agricoltura il 12 dicembre 1969
La strage di piazza Fontana a Milano si è "conclusa con un nulla di fatto" dal momento che "tanti processi non sono stati in grado di arrivare a una sentenza definitiva contro qualcuno. Quindi, in teoria, non ci sono colpevoli anche se, nel tempo, sono venute fuori responsabilità. Però nessuno può essere processato due volte, pertanto 'tana libera tutti'. Questa direi che è la cosa più offensiva: ci sono dei colpevoli espatriati o ancora in Italia che se la ridono". Parola del regista Marco Tullio Giordana, che nel 2012 ha diretto il film 'Romanzo di una strage' in cui ha ricostruito gli eventi principali della bomba scoppiata nella Banca dell'Agricoltura il 12 dicembre del 1969.
Parlando con l'AdnKronos, Giordana ricorda che è "appena uscito il libro 'La maledizione di Piazza Fontana' scritto dal magistrato Guido Salvini, che ha tentato varie volte di riaprire le indagini. Quello che l'autore racconta nel libro, e che fa molta impressione, è che la procura milanese abbia chiuso le indagini non ritenendole sufficienti a portare a processo qualcuno. Non sono un tecnico, ma questo fa molta sensazione".
Soffermandosi sul film, il regista ricorda: "Qualcuno mi rimproverò che avevamo azzardato delle ipotesi, non suffragate da alcuna sentenza, ispirandoci al libro 'Il segreto di piazza Fontana' di Paolo Cucchiarelli".
Per Giordana, però, "la sentenza di un tribunale è uno dei modi di raccontare la storia, ma non l'unico. Gli artisti fanno un altro lavoro, prendendo in considerazione anche le ipotesi più stravaganti. A volte la fantasia arriva più vicina alla realtà del braccio del magistrato. Non si può lasciare tappato tutto per sempre: si spera che alla fine - conclude Giordana - gli studi e l'opinione pubblica possano impugnare queste conoscenze arrivando almeno a un giudizio storico".