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Chiara Ferragni: "Un doc per dire a tutti che sono più di un selfie"

La fashion blogger protagonista al Lido con 'Unposted': "Non mi sono mai autocensurata in nome del consenso, sui social vincono spontaneità e immediatezza". "Con Fedez nessun veto sui post. Leone? Spero non sarà un problema l'esposizione sui social".

(Ipa/Fotogramma)
(Ipa/Fotogramma)
04 settembre 2019 | 13.04
LETTURA: 7 minuti

di Antonella Nesi

"L’idea di un documentario su di me nasceva inizialmente da Netflix ma il loro progetto aveva un approccio che non ci interessava perché andava troppo sul personale. La gente era interessata a sapere del mio personale ma anche del mio lavorativo. E io volevo far capire a tutti che non sono quella che si fa i selfie e basta. Che dietro c'era un lavoro molto più complesso delle foto e dei video. Spero che questo documentario ispiri tante persone che hanno un sogno a crederci, ad impegnarsi per realizzarlo". Alla Mostra del Cinema di Venezia è il giorno di Chiara Ferragni, che presenta nella sezione Sconfini il documentario sulla sua storia 'Chiara Ferragni - Unposted', diretto da Elisa Amoruso, prodotto dalla Memo Films di Francesco Melzi d’Eril con Rai Cinema e Amazon Prime, nelle sale il nelle sale il 17, 18 e 19 settembre ("i biglietti stanno andando a ruba", dice soddisfatto Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema), successivamente disponibile su Amazon e dopo circa sei mesi in chiaro sulle reti Rai. "Essere con questo progetto a Venezia è una delle gioie più grandi della mia vita", sottolinea Chiara incontrando i giornalisti in un'affollatissima conferenza stampa.

Chiara risponde a tutti, tranne quando le si chiede del suo ex fidanzato e socio Riccardo Pozzoli. Qui interviene il suo manager e taglia corto: "Tutto quello che c'era da dire sull'argomento è nel documentario". Per il resto, la fashion blogger più famosa al mondo non lesina risposte: "No, non mi candiderei mai alle elezioni", dice a chi le chiede se accetterebbe mai una candidatura in politica. "Non è il mio mondo, non mi troverei a mio agio", aggiunge.

Sul suo rapporto con il consenso assicura: "Non mi sono mai autocensurata. Cerco di fare di testa mia perché credo che sui social funzionino solo cose reali, spontanee, immediate. Non ci penso troppo prima di fare un post. Sono abbastanza un libro aperto. E questo a volte suscita anche reazioni negative inaspettate". E a questo proposito dice di voler dedicare una parte del suo tempo a combattere il cyberbullismo: "Mi chiedono in continuazione di sostenere delle cause ma questa è quella più vicina al mio mondo. Da sempre ricevo anche commenti molto negativi. All'inizio avevo molti haters e ce ne ho ancora. Ci sono stata male ma per fortuna ho un carattere forte e sono andata dritta per la mia strada. Adesso è più facile fregarmene delle critiche ma allora no. E quindi penso che sarebbe bello aiutare i ragazzi molto giovani a prendere le cose nella giusta maniera di fronte ai leoni da tastiera", aggiunge.

A chi le fa notare che diverse persone abbiano trovato il documentario piuttosto agiografico, come se il fallimento non fosse contemplato, lei replica: "Io ho avuto i miei piccoli fallimenti. Anche al livello personale. Ma è importante lavorare per quello che vorremmo essere, visualizzarlo, scriverselo. Io ogni giorno cerco di fare qualcosa per avvicinarmi alla Chiara Ferragni che vorrei essere", dice, ammettendo di aver avuto anche lei i suoi idoli adolescenziali: "Il mio era il Leonardo diCaprio di 'Titanic'. Avevo 10 anni e avevo il suo poster in camera. Poi nel 2013 a Cannes con un’amica cercammo di farci una foto con lui ma non ce lo permisero", sorride.

Nel doc uno degli intervistati la definisce "una cartellone pubblicitario vivente" ma lei chiarisce: "Il mio rapporto con i brand è molto mediato. Seleziono molto accuratamente i marchi da associare alla mia persona".

Chiara parla anche della sua famiglia: della madre Marina di Guardo, alla quale sottolinea più volte di dovere tutto ("le sarò eternamente grata, mi rendo conto che il mio rapporto con le foto e con i video lo devo a lei"), di Fedez ("insieme ci completiamo, ci capiamo molto bene e ci compensiamo: veniamo da mondi diversi ma abbiamo avuto un percorso simile, entrambi ci siamo fatti da soli", dice) e naturalmente del piccolo Leone. A chi le chiede se non tema di sovraesporlo sui social, lei replica: "Una certa sovraesposizione l'avrebbe avuta comunque, perché io e Fedez, come tutte le celebrities, siamo seguiti e fotografati in continuazione. Ma il rapporto che abbiamo con i social fa parte del cambiamento che c'è stato in questi anni. Certo, mia madre faceva film e foto ma li teneva per noi. Ora si condivide. E i bambini di oggi quando avranno 18 anni avranno tutto un corredo, una documentazione di foto e video del passato che sono di pubblico dominio. Spero non sarà un problema". Quanto al rapporto con la privacy, sottolinea: "Certo, è cambiato rispetto al passato. Con Fedez non abbiamo veti reciproci su cosa postare o no. Ma naturalmente ci sono momenti che con naturalezza teniamo per noi".

Nel documentario viene spesso sottolineato come i social abbiano reso più democratico l'accesso alla notorietà e Chiara lo ribadisce anche parlando con i giornalisti: "Oggi ognuno può comunicare il proprio messaggio e aspirare ad essere ascoltato in tutto il mondo".

Quanto ai cambiamenti che Instagram sta mettendo in atto, non rendendo più visibili a tutti i like ricevuti dai singoli post, Ferragni ammette: "All'inizio ero perplessa. In realtà per ora stanno facendo delle sperimentazioni solo in alcuni paesi, tra cui l'Italia. Poi ho riflettuto sul fatto che in realtà questo cambiamento renderà tutti più liberi, perché non ci si deve preoccupare dei mi piace ricevuti".

La regista, Elisa Amoruso, spiega di aver approcciato al progetto in continuo confronto con la stessa Ferragni: "Ci siamo chiesti cosa sarebbe stato importante raccontare. E ci siamo focalizzati sulla Chiara lavoratrice. Ma il lavoro di Chiara è direttamente collegato alla rivoluzione tecnologica che è diventata rivoluzione culturale". Qualcuno però le fa notare che questo tema non è stato sviscerato più di tanto. E la regista risponde: "Abbiamo sollevato l'argormento. Ma era un tema troppo grande per affrontarlo in un documentario nato per svelare la persona che c'è dietro al personaggio", aggiunge Amoruso, che ammette di essere rimasta molto colpita dal fatto che "Chiara è circondata da persone di grande professionalità ed efficienza. I suoi collaboratori sono macchine da guerra", dice.

Infine, qualcuno chiede alla Ferragni se anche lei abbia intenzione di prendersi un "anno sabbatico" come ha annunciato di voler fare Fedez: "Questo è un desiderio più di Federico. Io mi ricarico più velocemente. Mi cibo molto dell’energia dei miei follower. Di eclissarmi completamente per un lungo periodo, per ora non ne sento il bisogno. A me basta una giornata offline", conclude sorridendo.

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