"Solo una canzone italiana su tre è poca cosa. Almeno sette su dieci!". Così Al Bano rilancia con l'Adnkronos la proposta di legge a prima firma di Alessandro Morelli della Lega, presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera e fino allo scorso anno direttore di Radio Padania, che prevede che "le emittenti radiofoniche, nazionali e private" debbano riservare "almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana". Per Al Bano non basta: "Bisogna fare come in Francia dove le radio trasmettono il 75 per cento di musica nazionale e il 25 per cento di musica straniera. Occorre tutelare di più la nostra tradizione, come fanno gli altri Paesi".
Quanto al Festival di Sanremo firmato da Claudio Baglioni, il cantante pugliese dice: "Ha fatto bene, solo musica italiana, e la canzone di Mahmood è molto carina, anche se va tutelata maggiormente la matrice italiana che è quella melodica. Capisco che non si possono trascurare le nuove tendenze come il rap e il trap, ogni epoca ha la sua musica - dice Al Bano -. Oggi non ci sarà più un nuovo Beethoven o un nuovo Puccini perché sono figli della loro epoca, ma dare un po' di attenzione in più alla vena melodica italiana non è un errore".
"Ecco - osserva il cantante di Cellino San Marco - forse a Sanremo c'è stato un po' troppo rap, che è un genere più parlato che cantato. La nostra tradizione melodica non va dimenticata perché quando arriva un brano come 'Con te partirò' (di Andrea Bocelli, ndr), allora sbanca in tutto il mondo. Quindi - conclude - viva la musica italiana e soprattutto, almeno nella musica, che è portatrice di serenità e pace, non creiamo casini...".