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Talò: "Italia attraente per gli investimenti, ma l'impegno internazionale è cruciale"

L'ambasciatore Talò con Sequi, Castellaneta e Cardi ha lanciato International strategic network: "Italia stabile e resiliente, deve farsi sentire e vedere nel mondo"

Francesco Talò
Francesco Talò
06 settembre 2024 | 12.45
LETTURA: 3 minuti

È una prima volta per l’Italia: quattro ambasciatori di grande esperienza che creano una “start-up” di consulenza internazionale per affrontare un mondo sempre più fluido e imprevedibile. Francesco Talò, uno dei co-fondatori, ne parla all’Adnkronos e spiega anche quale può essere il ruolo dell’Italia sullo scenario globale, dall’Ucraina all’Estremo Oriente, dalla Nato al Mediterraneo. “Oggi è necessario un impegno a tutto campo delle istituzioni nazionali e internazionali, in coordinamento con il settore privato. Per questo possono essere utili degli esperti che sappiano interagire con tutti gli attori in campo. Noi rappresentiamo una connessione tra queste realtà diverse, ora che gli schemi fissi del passato sono saltati”, dice Talò, già ambasciatore alla Nato e in Israele, e consigliere diplomatico della presidente del Consiglio Meloni.

Insieme a lui in International strategic network (Isn) ci sono altri tre compagni d’avventura con carriere ultra-quarantennali nel campo delle relazioni internazionali. Ettore Sequi, già ambasciatore a Pechino e segretario generale della Farnesina; Giovanni Castellaneta, ambasciatore negli Stati Uniti e consigliere diplomatico di Berlusconi; Sebastiano Cardi, rappresentante permanente alle Nazioni Unite e direttore generale per gli Affari politici del Ministero degli Esteri. “Capita spesso che ambasciatori in pensione collaborino con studi di consulenza, società specializzate, studi legali. Ma una realtà come la nostra è inedita: se mettiamo su un mappamondo le sedi e i Paesi in cui abbiamo lavorato, copriamo gran parte del globo. Con noi ci sarà anche Gaetano Castellini Curiel, una figura diversa e perfettamente complementare, un consulente aziendale che lavorerà da Milano e farà da raccordo con il mondo delle imprese”, spiega Talò.

Isn parla ad aziende, enti pubblici e no-profit italiani che vogliono muoversi all’estero, ma anche a realtà straniere che guardano all’Italia. “Nel mondo crescono i rischi ma anche le opportunità per chi sa coglierle, e oggi l’Italia è vista come un paese in cui investire”, aggiunge l’ex diplomatico. “La fase di interesse non è solo temporanea e legata al G7, ma di medio-lungo periodo. Stabilità politica, resilienza economica nonostante tutto, grande capacità di esportare. E poi la nostra posizione geopolitica, estremamente importante. Essere al centro del Mediterraneo è cruciale se consideriamo le catene di fornitura, i commerci marittimi, le connessioni energetiche e dei dati, la centralità dei nostri porti. Si possono fare ragionamenti strategici e operazioni mirate, a seconda delle occasioni”.

“Non esistono più i teatri, e neanche i mega-teatri di conflitto e di minaccia”, ragiona Talò, nel senso che nessun evento militare o economico di una certa rilevanza si può più circoscrivere a livello regionale, e dunque “ciò che succede nel contesto euro-atlantico, come la guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina, ha conseguenze globali, e lo stesso vale per l’Indo-Pacifico, che impatta sui nostri equilibri. È importante che l’Italia prosegua con un impegno molto forte e attivo su tutti i fronti, e a questo proposito trovo estremamente interessante la missione della portaerei Cavour in Asia, così come l’esercitazione degli F-35 in Australia. Un’Italia che si fa vedere e sentire nel mondo ha ripercussioni molto concrete non solo sul nostro ‘standing’ internazionale ma sulla nostra crescita economica: vuol dire posti di lavoro per l’industria della difesa e per il settore che ruota intorno a essa. Più sicurezza vuol dire più vitalità per la nostra produzione. Basti pensare all’attività della Marina nel Mar Rosso a tutela del traffico commerciale”.

Infine abbiamo chiesto all’ambasciatore Talò, che ha rappresentato l’Italia alla Nato, un parere sul nuovo segretario-generale Mark Rutte, per 13 anni primo ministro olandese. “Per un giudizio nel nuovo incarico bisogna aspettare le sue prime mosse, ma posso dire di aver avuto a che fare con lui quando ero consigliere diplomatico della presidente del Consiglio. Al consiglio europeo di Bruxelles eravamo vicini di stanza, e lei sa che i consigli spesso vanno per le lunghe, fino a notte fonda, e in quelle occasioni ho trovato un uomo affabile, aperto politicamente e abile nelle trattative. Con lui, Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen siamo stati in Tunisia a firmare l’accordo sui migranti ed è stato attento e sensibile alle esigenze italiane. È qualcuno che sa unire punti anche lontani, caratteristica fondamentale per guidare l'Alleanza atlantica. Con chiunque vincerà le elezioni americane, Rutte sarà in grado di instaurare un rapporto proficuo”. (di Giorgio Rutelli)

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