''Al-Jawlani è ritenuto un moderato. Chi è fuggito a Kilis aveva paura della pericolosità del regime di Assad e dell'Isis''
''Il sogno dell'Europa è stato cancellato in un nanosecondo''. Dopo l'avanzata di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e di altri gruppi armati in Siria, culminata con la presa di Damasco, ''i rifugiati siriani che si trovano a Kilis in Turchia vogliono solo rientrare in Siria'' e ''non è più assolutamente nei loro piani andare in Europa''. Lo racconta all'Adnkronos Isabella Chiari, fondatrice e presidente di Amal for Education, un'ong italiana dedicata allo sviluppo e alla promozione di progetti di sostegno all'educazione in aree di conflitto. Da Kilis, dove si trova, la docente di Linguistica all'Università la Sapienza di Roma racconta di un ''clima elettrizzante'' e parla di ''tanta energia'', di persone che ''avevano perso la speranza di poter tornare in Siria'' e ora, grazie a eventi ''totalmente inaspettati'', stanno facendo ''progetti per rientrare'' e ''provano un'enorme emozione al pensiero di poter tornare in uno Stato in cui si riconoscono''.
Anzi, precisa, ''qualcuno è già tornato, chi ha ancora una casa o degli affetti che però non poteva raggiungere per motivi di sicurezza o politici''. Ma ''per chi ad esempio è fuggito dalle aree rurali di Aleppo c'è molta più incertezza, perché magari non hanno più una casa a cui tornare, tutto è stato distrutto durante la guerra''.
''La maggior parte delle persone ha un piano di ritorno, più o meno rapido'', spiega la cooperante parlando di ''grande fermento''. Ma ''non c'è stato un movimento di massa'', ci sono diverse situazioni particolari come ''le famiglie che hanno i bambini che vanno a scuola o anche all'università''. E poi c'è ''la protezione transitoria concessa dalla Turchia ai rifugiati'' e che ora ''potrebbe venire meno, perché la Siria potrebbe non essere più considerata da Ankara un Paese non sicuro''. Però, quello che è certo spiega Chiari, è che ''se qualcuno torna in Siria perde la protezione transitoria e non può più tornare in Turchia. Quindi c'è incertezza sui passi da compiere in questo momento. A meno che non ci sia un'alternativa chiara e accettabile già in Siria si aspetta''.
In ogni caso, nota Chiari, il regime di Bashar al-Assad faceva paura. E così anche l'Isis, lo Stato Islamico. Ma rispetto ad Abu Mohammed al-Jawlani e al suo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) ''non c'è alcuna opinione negativa'' tra i rifugiati siriani a Kilis, in Turchia. Anzi, viene ''considerata un'ala moderata attualmente e sicuramente non paragonabile alla pericolosità del regime siriano''. Chiari ha spiegato che ''nessuno dei rifugiati siriani ha manifestato opinioni preoccupanti'' rispetto ad al-Jawlani e all'Hts. ''La maggior parte dei siriani in Turchia hanno un'opinione estremamente negativa dell'Isis, mentre Hayat Tahrir al-Sham non viene ritenuta particolarmente rigida nemmeno dal punto di vista islamico''.
Docente di Linguistica all'Università la Sapienza di Roma, Chiari aggiunge che ''ovviamente ci sono dubbi su come Hts interagirà con altre forze, anche diplomaticamente''. Ma quello che ora regna tra ''i siriani rifugiati in Turchia, che sono tutti fuggiti dal regime'', è un sentimento di ''grande contentezza''. E ''tutti si sentono parte di questo percorso di liberazione che è durato 13 anni'', conclude.