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Myanmar, figlio Aung San Suu Kyi: 'mia madre rischia di morire in carcere'

"Avevo promesso a mia madre di non immischiarsi nella politica, ma non posso farla marcire in prigione"

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02 ottobre 2023 | 12.40
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"E' da oltre due anni e mezzo che non vedo mia madre". Lo dice al Gr3 Kim Anis, figlio di Aung San Suu Kyi, storica leader della resistenza birmana. I capelli racchiusi in una lunga coda, Kim, 46 anni, si è commosso: "Non taglierò i capelli finché non sarà liberata", afferma.

"So che è in prigione a Naypidow, la capitale, sta male, non riesce a mangiare per una malattia alle gengive, vomita e ultimamente non è neanche in grado di camminare - denuncia - Le rimangono 27 anni di prigione, nonostante la giunta militare le abbia concesso un insignificante sconto di pena, per compiacere la comunità internazionale. Se dovesse scontare l'intera pena sarebbe libera a 105 anni. E' chiaro che esiste il rischio che muoia in carcere".

Kim ha rifiutato a lungo di parlare con la stampa. "Avevo promesso a mia madre di non immischiarsi nella politica", dice. Ma "non posso farla marcire in prigione, dopo che ha già passato oltre 20 anni agli arresti domiciliari".

"Chiedo alla comunità internazionale di aiutarmi a pretendere più sanzioni, contro i militari, in particolare per la benzina dei caccia, con cui bombardano il Paese; ma anche un maggior controllo sugli aiuti che si danno al Paese - aggiunge - Metà della popolazione vive in povertà estrema: 2 milioni di birmani hanno dovuto lasciare la propria casa, e 20 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria".

Una situazione "disperata, soprattutto pensando che basterebbe destinare il 2% degli aiuti dati all'Ucraina alle forze di resistenza in Myanmar per cambiare la situazione. Ricordo - prosegue - che il 'Governo Ombra' ha accesso alle aree più colpite, quindi oltre a rappresentare la democrazia, potrebbe aiutare molto di più se fosse coinvolto dalle agenzie internazionali".

"Sono venuto in Italia per lanciare una raccolta fondi che partirà a fine mese, e per smentire in modo definitivo la falsa narrativa di mia madre sul massacro dei Rohingya. La stessa presenza di mia madre, al tribunale dell'Aja nel 2019, dimostra la volontà di volersene occupare - conclude - Voglio ricordare che mia madre ha dovuto lavorare con i militari, perché questo prevedeva la Costituzione della Birmania, ma non ha mai lavorato per i militari".

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