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L'ambasciatore del Bahrein: "L'Italia è diventato il nostro primo partner europeo"

Ausama Alabsi, in visita all'Adnkronos, ha illustrato per la prima volta gli elementi politici, economici e culturali che uniscono i due paesi: "Ecco la nostra ricetta per gestire i fenomeni migratori"

L'ambasciatore del Bahrein:
23 settembre 2024 | 14.44
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Il Regno del Bahrein è una delle realtà più antiche del Golfo Persico, un arcipelago di isole tra Arabia Saudita e Qatar che in questi anni ha acquisito sempre più rilevanza a livello geopolitico. Ospita la Quinta Flotta della Marina degli Stati Uniti, una base navale britannica ed è uno degli alleati principali della Nato. L’Italia è il primo partner commerciale del Bahrein tra gli stati dell’Unione europea, una relazione che ha visto una svolta nel febbraio 2020, con il viaggio del principe ereditario e primo ministro, Salman bin Hamad Al Khalifa, che ha incontrato il Papa, il mondo produttivo e le istituzioni. Da quel momento è iniziato un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali tra i due paesi, culminato con la visita del re Hamad Bin Isa Al-Khalifa nell’ottobre 2023, durante la quale è stato ricevuto da Sergio Mattarella e Giorgia Meloni.

Il nuovo ambasciatore, Ausama Alabsi, è stato al Palazzo dell’Informazione, sede dell’Andkronos, dove ha parlato degli elementi chiave che uniscono i due Paesi. “Il mio lavoro, devo ammettere, è reso più facile dal rapporto tra i leader politici, che è meraviglioso. E anche a livello economico, l’interscambio cresce continuamente. Non solo nei settori ‘classici’ del Made in Italy, ma nell’ingegneria avanzata: ci sono diverse imprese italiane che stanno aiutando il Bahrein a modernizzare il proprio settore petrolifero. E poi c’è Leonardo, che ha scelto di stabilire il proprio ufficio regionale a Manama, la nostra capitale. Siamo un Paese piccolo, ma abbiamo dedicato grande attenzione alla nostra presenza in Italia, arricchita da un ufficio economico a Milano e da un console onorario a Firenze, molto attivo”.

Tra le cose che non ti aspetti c’è la più grande cattedrale cattolica del Golfo, Nostra Signora d'Arabia, finanziata interamente dal re. La prima pietra viene da San Pietro, donata da papa Francesco, che è stato in visita a novembre 2021, poco prima della sua consacrazione. E poi c’è l’impegno culturale e accademico, con la cattedra King Hamad for Inter-faith Dialogue and Peaceful Co-existence all’Università Sapienza. “Il mio obiettivo è di rafforzare ancora di più la cooperazione”, continua l’ambasciatore Alabsi, “sui temi ambientali, dal mare alle energie alternative, sulla ricerca, la medicina. Abbiamo una solida base commerciale, ora è il momento di andare più a fondo nei settori tecnici”.

Un’altra questione sulla quale il Bahrein può rappresentare una best practice è l’immigrazione. L’ambasciatore Alabsi nella sua vita precedente, ovvero negli ultimi 20 anni, è stato in prima linea nella definizione e nell’attuazione delle politiche migratorie del suo Paese, “dove il 53% della popolazione è straniero”.

Dopo una fase di ascolto e consultazioni durata quasi due anni tra il 2004 e il 2006, Alabsi è riuscito a far nascere la Labour Market Regulatory Authority (Lmra), una realtà pionieristica: pur essendo un ente pubblico, è strutturato in maniera inclusiva, con un consiglio di amministrazione composto da economisti, rappresentanti delle camere di commercio, dei sindacati, del governo. “In questo modo creiamo un dialogo costante tra tutti gli stakeholder che hanno interesse a un processo migratorio ordinato, sereno ed efficiente. La migrazione viene usata come strumento politico, ma è in realtà un fatto sociale ed economico, e va affrontata come tale. Le aziende chiedono migranti, ma i cittadini temono di perdere posti di lavoro e di vedere la cultura locale minacciata. L’obiettivo è raggiungere un equilibrio che possa soddisfare tutti senza penalizzare nessuno”.

Un elemento di unicità della Lmra è che non solo stabilisce le policy, ma le applica. Gestisce i permessi, le procedure alla frontiera e le ispezioni sui luoghi di lavoro. Stabilisce quanti migranti possono entrare e con quali caratteristiche lavorative. “In questo modo abbiamo creato un sistema integrato ed efficiente, capace di adattarsi a un contesto che cambia ogni anno, e che corre molto più veloce dei processi burocratici. Le leggi sulle migrazioni spesso impiegano anni a essere approvate, e magari a quel punto non rispecchiano più la realtà e le esigenze del sistema socio-economico”.

Alabsi è stato amministratore delegato della Lmra per circa 10 anni, nei quali il modello è stato copiato da vari altri Paesi della regione. “Quando siamo partiti, la disoccupazione in Bahrein era al 17,5%. Dopo tre anni è scesa al 4%. Sono questi numeri ad averci convinto di essere sulla buona strada”. (di Giorgio Rutelli)

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