Media: "Hamas ha accettato la bozza di accordo per un cessate il fuoco e il rilascio di decine di ostaggi"
Una delegazione di alto livello della Jihad islamica è in arrivo a Doha, in Qatar, per discussioni sugli "ultimi dettagli" dell'accordo sul cessate il fuoco a Gaza. Lo ha indicato una nota della stessa fazione palestinese attiva nell'enclave.
Hamas ha informato i Paesi mediatori di aver approvato la bozza di accordo che prevede, tra le altre cose, l'inizio di un cessate il fuoco a Gaza ed il rilascio degli ostaggi, ha rivelato il quotidiano qatariota Al-Araby Al-Jadeed con sede a Londra, citando una fonte vicina ai negoziati che ha preferito restano anonima. Secondo la fonte, Hamas ha avuto contatti e incontri con funzionari del Qatar, egiziani, turchi e con le altre fazioni palestinesi, prima di prendere la decisione.
Poco prima l'organizzazione aveva confermato che i negoziati con Israele avevano ra ggiunto le "fasi finali". Hamas ha anche precisato di aver informato le altre fazioni palestinesi circa i progressi fatti nei negoziati, aggiungendo che i capi delle fazioni hanno espresso soddisfazione per gli sviluppi.
Secondo quanto ha riferito il Financial Times, citando una fonte al corrente dei negoziati, l'accordo potrebbe essere ufficiale già oggi o domani ed entrerà in vigore dalle 48 alle 72 ore successive al suo annuncio. Le parti "sono d'accordo su tutte le principali questioni - ha aggiunto la fonte - Restano ancora da discutere solo questioni minori e logistiche".
Il governo israeliano è "pronto per un cessate il fuoco", ha detto dal canto suo alla Cnn un funzionario israeliano. "Riteniamo di aver raggiunto tutti i compromessi necessari per arrivare a un accordo - ha aggiunto il funzionario - E' nelle mani di Hamas e devono prendere una decisione".
Anche il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, aveva fatto sapere che le trattative erano arrivate ormai alle "fasi finali" e che erano stati "superati" tutti i principali ostacoli che impedivano l'intesa e che ora si sta lavorando sui "dettagli". "Non posso entrare nei dettagli, gli incontri continuano qui a Doha tra le parti", ha proseguito il portavoce, chiedendo tuttavia di non lasciarsi andare a un ottimismo "esagerato", anche se la soluzione è "vicina". Il Qatar è uno dei Paesi mediatori insieme a Egitto e Stati Uniti.
"L'accordo è davvero catastrofico", ha dichiarato il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir su Telegram. Dopo il ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich, il membro dell'estrema destra del governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu è il secondo ministro a opporsi pubblicamente a un accordo, ma ha affermato che non avrebbe fatto cadere la coalizione al potere. "Ciò cancella di fatto i risultati ottenuti con fatica durante la guerra, ottenuti a caro prezzo del sangue dei nostri soldati a Gaza, ha affermato Ben Gvir. "Si tratta di una decisione consapevole, presa con la volontà di pagare il prezzo con la vita di molti altri cittadini israeliani, che purtroppo dovranno sopportare il peso di questo accordo".
"L'accordo "è sul punto di essere finalizzato", aveva detto ieri il presidente Usa Joe Biden. Anche il presidente eletto Donald Trump si era detto convinto che "ce la faranno": "Siamo molto vicini" alla conclusione di un accordo tra Israele e Hamas, ha detto a Newsmax, "devono farlo, se non lo faranno ci saranno molti guai, come non ne hanno mai visiti". "Ho dedotto che c'è stata una stretta di mano e che stanno concludendo, forse entro la fine della settimana", ha aggiunto.
Secondo una bozza dell'accordo, Israele pagherebbe un prezzo molto alto per assicurarsi il rilascio delle soldatesse tenute in ostaggio, si legge sempre sul Times of Israel.
L'accordo in tre fasi inizierebbe con il rilascio graduale di 33 ostaggi in un periodo di sei settimane, tra cui donne, bambini, adulti anziani e civili feriti, in cambio di centinaia di donne e bambini palestinesi potenzialmente imprigionati da Israele.
Tra i 33 ostaggi ci sarebbero anche cinque soldatesse israeliane, ognuna delle quali verrebbe rilasciata in cambio di 50 prigionieri palestinesi, tra cui 30 condannati per motivi di sicurezza che stanno scontando l'ergastolo.
Durante questa prima fase, della durata di 42 giorni, le forze israeliane si ritirerebbero dai centri abitati, i palestinesi potrebbero iniziare a tornare nelle loro case nel nord di Gaza e ci sarebbe un'ondata di aiuti umanitari, con circa 600 camion in entrata ogni giorno.