Se non verranno indette nuove elezioni entro la fine di marzo, il rischio è che la Germania debba attendere fino a giugno per avere un nuovo governo “pienamente funzionante e dotato di una propria maggioranza”. E non è nemmeno detto che questo accada, rileva Jana Puglierin, senior policy fellow e capo dell’ufficio berlinese dell’European Council on Foreign Relations.
La conseguenza, spiega, è che Berlino “non sarà in grado di svolgere un ruolo di primo piano a livello europeo” in un momento in cui l’elezione di Donald Trump getta nuovi interrogativi sul futuro dell’Europa. Se negli ultimi tre anni la Germania non si è distinta in questo senso, ora vedremo ancora meno iniziativa, flessibilità e prevedibilità” da parte dell’economia più importante dell’Ue.
Il cancelliere Olaf Scholz sembra intenzionato a guidare un governo di minoranza dopo l’uscita del ministro delle finanze, il liberale Christian Lindner. Il crollo della coalizione è coinciso con l’elezione di Trump. Sembra “incomprensibile”, commenta Puglierin, visto che “ora più che mai la Germania è chiamata ad agire. Ma è anche vero che la coalizione è stata completamente incapace di governare negli ultimi mesi”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la legge di bilancio da approvare per il 2025, ed è difficile che passi con l’uscita dei liberali dal governo. Ma se si entrasse in regime di gestione provvisoria, Berlino non sarebbe in grado di aumentare i propri impegni per colmare il vuoto che potrebbe lasciare la politica statunitense guidata da Trump: sia in merito al supporto a Kyiv, sia per le nuove richieste della prossima amministrazione di Washington, come la spesa militare.