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Elezioni Iran,Vaez (Icg): "Vittoria riformisti sorprenderebbe, difficile regime corregga rotta"

"Non vincerà chi sfida visione Khamenei, la vera partita è sulla sua successione"

Elezioni Iran,Vaez (Icg):
26 giugno 2024 | 16.45
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Sarebbe una "sorpresa" una vittoria del candidato riformista, Masoud Pezeshkian, alle elezioni presidenziali in Iran dal momento che appare improbabile che il regime di Teheran, in un contesto regionale così complesso, opti per un "cambiamento di rotta" che questo sviluppo implicherebbe. Anche nell'ottica a medio-lungo termine della "questione più importante" e che riguarda la successione all'attuale Guida Suprema, Ali Khamenei. E' quanto sottolinea in un'intervista all'Adnkronos, Ali Vaez, direttore dell'Iran Project presso l'International Crisis Group (Icg).

Secondo l'esperto, se davvero Pezeshkian diventasse presidente sarebbe una sorpresa "positiva" per due ragioni principali. La prima è che "non è un peso massimo, nemmeno nel campo riformista, e se riuscisse in un periodo di tempo così breve a generare abbastanza sostegno tra la base riformista che soffre di un alto grado di apatia politica sarebbe un bel risultato di per sé". La seconda ragione è che, in questo momento, "sento che la leadership non è interessata a correggere la rotta".

Vaez ritiene che consentire a un riformista di assumere la carica di presidente equivalga "a più di un aggiustamento di rotta, si tratterebbe proprio di una correzione" perché negli ultimi anni, almeno dal 2020, "c'è stato un chiaro consolidamento dei conservatori ai vertici del sistema politico". Quindi se Pezeshkian diventasse presidente, "sarei positivamente sorpreso, ma ciò implica anche che sono piuttosto scettico sul fatto che ciò accadrà".

Secondo Vaez, l'attuale presidente del Parlamento, il conservatore Mohammad Bagher Qalibaf, ha più probabilità anche perché ha una lunga e consolidata storia di "lealtà e obbedienza" nei confronti della Guida, mentre l'ex capo negoziatore nucleare, Saeed Jalili, il candidato degli ultraconservatori comunque accreditato di buone chance, "è anch'egli fedele al leader, ma non è così sottomesso".

La partita per la presidenza, continua Vaez, è legata a quella che, inevitabilmente per ragioni anagrafiche, si aprirà per la successione a Khamenei. "Penso che in questo momento della storia della Repubblica Islamica, in cui la questione più importante è la successione al leader, sia importante che il regime si assicuri che non ci sia nessuno ai vertici del sistema politico che possa in alcun modo sfidare la visione della Guida - spiega - Questo implica che è improbabile che il regime permetta a qualcuno come Jalili, che ha una propria base e non è così sottomesso a Khamenei, di servire come presidente. In ogni caso dobbiamo aspettare e vedere. Attualmente, se si guardano i sondaggi, Jalili e Pezeshkian ottengono risultati migliori di Qalibaf, ma in Iran, in occasione delle elezioni, tutto può cambiare fino all'ultimo minuto. Quindi rimane tutto abbastanza imprevedibile".

L'analista di Icg commenta quindi le dichiarazioni concilianti di quasi tutti i candidati sulla necessità di risolvere il problema delle sanzioni e, in particolare, l'apertura esplicita di Qalibaf a un negoziato con gli Stati Uniti.

"Penso che, a parte Jalili, tutti gli altri due seri contendenti, Pezeshkian e Qalibaf, ammettano che l'alleggerimento delle sanzioni è fondamentale affinché l'economia iraniana possa passare dalla modalità di sopravvivenza a quella di crescita effettiva", evidenzia, sostenendo che ci sia in quasi tutti - tranne Jalili che "insiste nel continuare sulla via della resistenza" - la consapevolezza che una crescita sostenibile non sia possibile senza la revoca delle sanzioni e parlino quindi della necessità di una "soluzione diplomatica".

"Qalibaf è l'unico candidato che ha effettivamente proposto una via da seguire, il 'Reciprocal Step by Step Process'. Persino Pedeshkian, che ha l'ex ministro degli Esteri Zarif come suo principale consigliere per la politica estera, non ha elaborato un piano concreto", rimarca Vaez, precisando che il piano di Qalibaf prevede sostanzialmente che l'Iran rimarrebbe dov’è, "sulla soglia del dotarsi di armi nucleari".

In cambio di non oltrepassare le linee rosse verso l'atomica, aggiunge l'esperto, "otterrebbe la revoca di sanzioni specifiche e misurabili da parte degli Stati Uniti sotto forma di capacità di esportare petrolio e far rientrare asset all'estero". Per Vaez, quello che vuole Qalibaf non è "perseguire un accordo nucleare globale o un accordo che vada oltre la questione nucleare. Sembra che stia cercando accordi transazionali molto ristretti, ma è l'unico candidato che ha almeno avanzato un'idea concreta".

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