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Incendi, sei su 10 sono dolosi

E’ quanto spiega la Coldiretti in relazione ai violenti roghi che stanno devastando in Italia centinaia di ettari di foreste, macchia mediterranea e parchi naturali dall’Abruzzo alla Sardegna, dalla Puglia alla Sicilia con conseguenze drammatiche in termini ambientali ed economici

(Foto Fotogramma)
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03 agosto 2020 | 16.21
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Il 60% degli incendi è di origine dolosa e per far rinascere i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno almeno 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. E’ quanto spiega la Coldiretti in relazione ai violenti incendio che stanno devastano in Italia con centinaia di ettari di foreste, macchia mediterranea e parchi naturali distrutti dall’Abruzzo alla Sardegna, dalla Puglia alla Sicilia con conseguenze drammatiche in termini ambientali ed economici.

Dal 2016 al 2018, secondo i dati del Rapporto Ecomafia di Legambiente, sono state accertate in Italia 13.219 infrazioni tra incendi dolosi, colposi e generici, con 1.280 denunce, 57 arresti e 355 sequestri. Durante lo stesso arco di tempo, dal 2016 al 2018, nella penisola sono bruciati 182.806 ettari di superficie, boscata e non.

Gli incendi boschivi causano danni che durano anche più di cento anni prima di ripristinare la condizione di ricchezza in biodiversità (una volta bruciato un bosco e perse le specie endemiche presenti, come in queste ore nel Gran Sasso per la ginestra aquilana), sempre che vengano attivati interventi per facilitare la ripresa degli habitat naturali.

Inoltre, denuncia Legambiente, ad oggi manca l'applicazione da parte dei Comuni della legge contro gli incendi boschivi e ci sono ritardi, da parte delle amministrazioni comunali, nel censire le aree percorse dal fuoco per far valere i vincoli a non rimboschire, pascolare, cacciare e urbanizzare quelle aree.

Per quanto riguarda la riforma Madia, che ha introdotto la competenza esclusiva dei Vigili del fuoco, per Legambiente è il momento di fare un bilancio di questa riforma. Il modello di intervento dei VVFF, che hanno ricevuto poco personale e pochi mezzi aggiuntivi, non si è comunque adeguato alla diversa tipologia di rischio e di luoghi e la sua organizzazione, sempre affidabile in contesto urbanizzato, non è sostanzialmente cambiata per affrontare periodo, territori e contesti del tutto diversi.

“Ancora una volta – dichiara il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani - l’Italia brucia per mano dell’uomo. I roghi scoppiati sono spesso di natura dolosa e criminale, appiccati per fini speculativi, compresi quelli di poco valore, come la ripartenza del pascolo, o per ripicche tra privati o verso la pubblica amministrazione. Bruciare le aree verdi e parte di quel patrimonio paesaggistico e boschivo di cui è custode la Penisola non porterà nessuna ricchezza, ma solo perdite e desolazione sotto il profilo ambientale, paesaggistico ed economico".

Per sconfiggere gli incendi servono "una sinergia e un impegno da parte di tutti i diversi soggetti che hanno un ruolo a livello nazionale e territoriale nell'antincendio boschivo. In primis - continua Ciafani -servono da parte delle Regioni, che sono responsabili della prevenzione, più azioni e politiche mirate ed efficaci di prevenzione e contrasto del fenomeno, perché gli incendi si possono prevedere e possono essere evitati, più difficile è spegnerli. Quando si riesce, ormai sono andati persi ettari ed ettari di bosco, vegetazione e sono morti molti animali selvatici".

"Dal punto di vista degli strumenti normativi, può dare un importante contributo la legge 68/2015 che ha introdotto gli ecoreati nel codice penale. Infatti oltre al delitto di incendio doloso, nei casi più gravi, si può configurare per le conseguenze che hanno i grandi incendi boschivi il delitto di disastro ambientale, introdotto con la legge 68/2015 e che prevede fino a 15 anni di reclusione più le aggravanti”, conclude il presidente di Legambiente.

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