Pratico, veloce, pulito. Ma non particolarmente buono (lo dicono le prove di assaggio), anche con l’ambiente. Il caffè in capsule compatibili con il sistema Dolce Gusto non brilla nel test Altroconsumo.
24maggio 2024 – Dal test condotto da Altroconsumo sulle capsule compatibili Dolce Gusto, oltre al giudizio poco apprezzato degli assaggiatori comuni, è stato osservato l’impatto ambientale delle stesse capsule.
È risaputo quanto le capsule in generale non siano ecofriendly (perché sono un prodotto usa e getta), ma quelle Dolce Gusto, in particolare, non hanno alternative più indulgenti con l’ambiente, come invece accade per altri sistemi (per esempio quello di Nespresso) che offrono opzioni compostabili o in alluminio riciclabile. Questo si traduce in tanti, tantissimi rifiu ti, che rendono la tazzina troppo amara.
Ad oggi, purtroppo, le capsule in plastica non possono essere “trattate” come imballaggi: la legge non le considera tali e, di conseguenza, devono essere smaltite nell’indifferenziata, a meno che non vengano svuotate, pulite e, solo dopo, conferite nella plastica, cosa che non tutti fanno.
Ma nell’attesa che la norma cambi, il peso dello smaltimento di questo tipo di capsule si somma a un altro problema che accomuna tutto il caffé (capsule, cialde, caffè in chicchi, macinato) e riguarda proprio la produzione della materia prima. La filiera del caffè è infatti tra quelle meno sostenibili sia in termini ambientali sia sociali.Sono circa 125 milioni le persone che dipendono da questo prodotto per il loro sostentamento lungo tutta la filiera a livello globale: molti sono piccoli agricoltori (80%) che lavorano in condizioni difficili, su terre impoverite, e che hanno scarso potere contrattuale in un mercato instabile: questo li espone a un alto rischio di vivere in condizioni di povertà, a causa dei margini di guadagno poco equo imposti dalle multinazionali.
A queste criticità si aggiungono le sfide del cambiamento climatico. L’ultimo “Coffee Barometer” 2023, il report che fa il punto sullo stato della sostenibilità nel settore del caffè, mette in luce come spesso dietro agli impegni di sostenibilità assunti dalle aziende del caffè si nasconda solamente l’attenzione alla riduzione dei costi (cioè ad acquistarlo al minor costo possibile) e alla massimizzazione del profitto.
Dunque, scegliere un caffè realmente sostenibile non è facile. La filiera del caffè è molto complessa, perché i chicchi passano attraverso le mani di coltivatori, commercianti, trasformatori, esportatori, torrefattori, rivenditori. Un aiuto lo possono però offrire le certificazioni volontarie come Fairtrade e Rainforest Alliance.
Il caffè costa caro - come materia prima - al Pianeta e ai lavoratori. Ecco perché per Altroconsumo è cruciale che almeno l’impatto dell’imballaggio sull’ambiente sia il più limitato possibile. Ma i giudizi assegnati su questo aspetto purtroppo sono stati tutti negativi.
Le capsule compatibili con il sistema Dolce Gusto non sono di certo la migliore scelta per l’ambiente: sono più grandi rispetto a quelle del sistema Nespresso; quindi, pesano di più (c’è una maggiore quantità di rifiuti da smaltire), contengono più caffè (in media 7,3 g rispetto ai 5,5 g delle capsule Nespresso) e sono solo di plastica (non esistono versioni alternative in materiale compostabile). Per ogni capsula di caffè di circa 5-8 g si contano in media 4 g di imballaggi che, nei casi peggiori, arrivano fino a 8 g di rifiuti, cioè più del prodotto stesso.
Positive le analisi sulla qualità e sulla sicurezza del caffè presente nelle capsule, ma non si può dire altrettanto per le prove di assaggio. In quella fatta dai consumatori le capsule non hanno brillato.Chi le ha degustate ha dato la piena sufficienza solo a due prodotti. Leggermente più soddisfatti, invece, sono stati i giudici esperti che hanno testato i vari caffè seguendo le quattro fasi della degustazione dell’Istituto internazionale assaggiatori caffè.
Ma affinché il caffè possa dare il suo meglio è importante erogarlo con la macchinetta giusta.