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Il 'mestiere' del vescovo, il nuovo volume di padre Sapienza

Esce ‘Povero cuore di vescovo’

(Fotogramma)
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23 maggio 2021 | 11.24
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Padre Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, ha curato un nuovo volume dedicato al mestiere del vescovo attraverso il pensiero illuminante di Paolo VI. Il libro si intitola ‘Povero cuore di vescovo’ (edizioni Vivere In). Sapienza ritorna all’11 giugno 1973 quando Paolo VI inaugura la decima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.

"Mentre vede sfilare davanti a sé tante teste mitrate - scrive Sapienza parlando di Montini - sussurra benevolmente a mons. Virgilio Noè, maestro di cerimonie pontificie: ‘Quanto spirito santo!’. Paolo VI ha amato tanto i Vescovi italiani, che poteva seguire da vicino".

Il testo è di grande attualità. "Conoscendo tante situazioni particolari di tensioni e pressioni in molte diocesi - scrive Sapienza riferendosi a papa Montini - durante quella messa chiedeva: ‘...ditelo voi è facile oggi fare il vescovo?’. In Italia, erede di una ottima, ma forse ormai un po’ stanca e consuetudinaria formazione religiosa, ‘nessuno vorrà dire che sia facile oggi fare il vescovo!’ (11 aprile 70)".

"Ci vuole coraggio, ci vuole fede - ricorda oggi il reggente della Prefettura della Casa Pontificia- per rispondere ad una tale vocazione. Forse è per questo che sempre più spesso si ripetono casi di candidati all’episcopato che non accettano una simile investitura. Lo ricorda lo stesso Paolo VI: ‘Non ci sorprende notare spesso ... come candidati chiamati all’episcopato cerchino declinare tale ufficio, che oggi non solo per le intrinseche esigenze, ma anche per tante estrinseche difficoltà sembra essere diventato incomportabile’ (11 aprile 1970)".

Il vescovo, scrive padre Sapienza, "è pastore: dono totale, supremo, dono gaudioso. Ma, molte volte, anche dono doloroso! ‘Il vescovo - ricorda Sapienza riferendosi ad un discorso di Paolo VI del 30 giugno 1974 - è un cuore, dove tutta l’umanità trova accoglienza’". Paolo VI dirà: "Povero cuore d’un vescovo come farà ad assumere tanta ampiezza?". Chiosa Sapienza: "Il vescovo è il garante e promotore della pluralità e dell’unità. Sempre impegnato a frenare le fughe in avanti e a stimolare chi rallenta il cammino".

Nel volume, padre Sapienza riporta le parole di un anziano presule che, raccontando la propria esperienza, "si lasciava andare ad amari ricordi: ‘Se pur ci fosse stata una punta di vaghezza, nel desiderare l’episcopato, l’amara esperienza dopo soltanto un anno ti riporta alla triste realtà. Diffidenza, difficoltà, ostilità, avversità; divisioni e opposizioni nel clero; rifiuto di impegno da parte dei laici... La grande tentazione è quella della disperazione e della sfiducia. In gin dei conti: il vescovo è una vittima!’".

Nondimeno, considera padre Sapienza, "c’è ancora chi desidera - con una certa dose di incoscienza- ardentemente ‘fare carriera’ desiderando l’episcopato".

Leonardo Sapienza consegna un aneddoto che può essere un monito per chi ancora oggi come allora briga per la carriera: "Si racconta di un Officiale che scalpitava per diventare vescovo. Il suo superiore aveva coniato un consiglio bonario che dava ai collaboratori: ‘Dategli quel che chiede, per non dargli quel che vuole’. E il diretto interessato, vedendo ormai sfumare il suo desiderio, andava ripetendo: ‘Mordere non posso, lasciatemi abbaiare’".

Conclude padre Sapienza in una summa del pensiero di Montini: "Per guidare i presbiteri, per formare i seminaristi, per parlare ai laici di oggi, non basta il fascino, non bastano le adunate oceaniche; ci vuole una dottrina. Ci vuole un esempio e una parola autorevole".

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