Scatenare una 'guerra civile' per vincere le malattie autoimmuni. Il sistema immunitario, infatti, può essere addestrato ad attaccare se stesso per battere una malattia autoimmune devastante. Uno studio pubblicato in queste ore su 'Science', e firmato anche da ricercatori italiani dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata, getta così le basi per una nuova strategia per la cura delle malattie autoimmuni. Lo studio, condotto sotto la direzione di Aimee Payne e Michael Milone dell'Università della Pensilvania, in collaborazione, tra gli altri, con Giovanni Di Zenzo, ricercatore dell'Idi-Irccs di Roma, ha riguardato un approccio innovativo per la cura di una malattia bollosa autoimmune potenzialmente letale: il pemfigo vulgaris.
La ricerca ha dimostrato come, per ora solamente in un modello murino, attraverso l'ingegnerizzazione ad hoc di linfociti T si possano eliminare selettivamente i linfociti B causa della malattia autoimmune. Questo studio fornisce una nuova strategia di cura potenzialmente applicabile anche ad altre malattie autoimmuni. E secondo i ricercatori, l'approccio della 'civil war' potrebbe funzionare anche nelle persone.
Si tratta di un approccio "creativo", di successo e affascinante, secondo gli autori. Le malattie autoimmuni derivano dalle difese immunitarie impazzite, che attaccano i tessuti sani. Nel pemfigo vulgaris, alcune cellule B iniziano a produrre anticorpi che attaccano la 'colla' che tiene insieme le cellule della pelle. Il risultato è grave: vesciche fioriscono su pelle e sulle pareti di bocca, gola e genitali. E può essere fatale. La malattia oggi può essere trattata utilizzando farmaci per 'calmare' l'intero sistema immunitario, cosa che però può lasciare il paziente vulnerabile alle infezioni.
Utilizzare il sistema immunitario come arma per combattere la malattia sta già producendo notevoli risultati nel cancro. I ricercatori dell'Università della Pensilvania hanno ingegnerizzato le cellule T 'convincendole' ad attaccare solo la parte del sistema immunitario che causa il pemfigo. Gli esperimenti sui topi hanno mostrato che la formazione di vesciche può essere bloccata, senza alcun impatto sul resto del sistema immunitario.
Un risultato "incredibilmente eccitante", ha detto uno dei ricercatori, Michael Milone, alla Bbc: "Penso che sia incredibilmente emozionante, abbiamo strumenti per manipolare l'immunità che non abbiamo mai avuto prima. L'immunoterapia sta cambiando il trattamento del cancro, e siamo solo all'inizio per le malattie autoimmuni".
Secondo Aimee Payne la terapia potrebbe funzionare nei pazienti, ma prima il team vuole fare più studi sugli animali. "Il nostro obiettivo è quello di curare la patologia nei cani - ha detto la scienziata - Se saremo in grado di farlo", sarà la volta dei trial sui pazienti.