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Green pass obbligatorio, discoteche chiuse: parte la protesta

I sindacati chiedono un incontro immediato col premier Draghi: "Pretendiamo risposte serie, tuteleremo i nostri interessi nelle sedi appropriate"

Foto Fotogramma
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23 luglio 2021 | 20.29
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Dopo l’approvazione delle nuove regole sul Green Pass obbligatorio per l’accesso ai locali pubblici da parte del Consiglio dei ministri, scoppia la protesta delle discoteche. Le principali associazioni di categoria del comparto chiedono un incontro immediato al premier Mario Draghi, per comprendere in dettaglio le ragioni che lo hanno spinto a prorogare ulteriormente la chiusura dei locali da ballo.

“Pretendiamo risposte e che siano risposte serie – sottolinea Maurizio Pasca, presidente di Silb, il sindacato dei locali da ballo legato a Fipe-Confcommercio - l’ultimo decreto dimostra che esiste un vero e proprio pregiudizio da parte di questo governo nei confronti delle discoteche: dal 6 agosto i possessori di green pass potranno ballare ovunque tranne nei locali nati per questo scopo. Di fatto, con questa nuova misura, il governo incentiva l’abusivismo e di questo se ne assumerà le responsabilità, anche dal punto di vista legale. È nostra intenzione tutelare i nostri interessi nelle sedi appropriate”.

“La disposta chiusura delle discoteche - aggiunge Luciano Zanchi, presidente di Assointrattenimento- Federturismo Confindustria - è discriminante ed inammissibile: per le aziende del settore si tratta della definitiva perdita della patrimonialità, iniziando dall’azzeramento dell’avviamento, alla perdita di valore degli investimenti anche a lungo termine operati negli anni precedenti all’arrivo del Covid-19".

Nel chiedere "una convocazione immediata delle Associazioni di categoria nazionali ed un risarcimento altrettanto immediato agli operatori del settore" Zanchi afferma che il presidente Draghi "ha annunciato 20 milioni di ristori per le discoteche. Sono briciole, una presa in giro. In Italia ci sono 3mila discoteche chiuse da 18 mesi. Imprese che pagano in media 140mila euro di affitto l’anno. Questa elemosina si tradurrà in un contributo forfettario da 7mila euro ciascuno. Non vogliamo più sentir parlare di ristori: siamo chiusi per decreto da due anni e pretendiamo un vero e proprio risarcimento da parte di chi ha deciso che siamo pericolosi”.

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