"Ho deciso di dimettermi per difendere le istituzioni, certa della mia innocenza". Scintille tra i due partiti dopo le parole di Mulè
"Ho deciso di dimettermi dall’incarico di Governo per difendere le istituzioni certa della mia innocenza". Così la sottosegretaria all'Università, Augusta Montaruli, dopo la condanna definitiva di ieri a un anno e sei mesi per peculato in uno dei filoni della 'Rimborsopoli' piemontese. "Se ciò non avvenisse sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla 'protesta più forte' di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante".
"Concludo oggi questa vicenda ringraziando tutti i protagonisti perché nel giudizio verso una ragazza di ventisei anni, entusiasta di entrare per la prima volta in un’assemblea legislativa e che riteneva di non dover dubitare delle indicazioni sulle modalità di uso dei fondi dei gruppi, non sono stati mai severi quanto il mio. In ciò hanno determinato in maniera fondamentale, nel pubblico e nel privato, la donna che sono e che continua a battersi per ciò che è giusto", spiega Montaruli.
"NON HO CAUSATO ALCUN AMMANCO ALLE CASSE PUBBLICHE" - "Ha finalmente fine un processo che è durato ben undici anni, per fatti che risalgono a 13 anni fa, articolato in cinque gradi di giudizio, con un’assoluzione piena in primo grado ed un esito ieri contrario", scrive l'esponente di Fratelli d'Italia. "Mi riservo di valutare l’opportunità di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea - fa sapere - Ho creduto, credo e continuerò a credere nella Magistratura. D’altra parte solo chi confida nella propria innocenza e nella Giustizia si sottopone a dibattimento ovvero per così tanto tempo al giudizio in modo pubblico benché un procedimento simile, fin dall’inizio, sia stato mediaticamente esposto. Così io ho fatto".
"Mi sono difesa in un tribunale non da un tribunale e non intendo ora in ragione di quello in cui credo assumere una mia difesa fuori da questo contesto - si legge in un testo a sua firma - Mi sono sempre assunta la responsabilità della mia condotta anche quando leggevo o ascoltavo facili ironie su spese mai contestate dalla procura e su cui quindi non ho potuto difendermi neppure nelle aule dove in modo rispettoso ho rinviato ogni valutazione sempre. Per quella stessa responsabilità in ogni caso ancor prima che questo processo avesse inizio e potesse definire un giudizio ho provveduto alla restituzione delle somme contestate per una cifra pari ad oltre il doppio rispetto a quella indicata dall’odierna sentenza", ricorda.
"Ho la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini - si legge in un altro passaggio - Niente peraltro è mai stato nascosto ed infatti il processo che mi ha visto parte si fonda sostanzialmente su rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era ancora neppure indagato. Anche da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione. Considerata la particolarità dell’inchiesta non ho aspettato il giudizio dei magistrati per non rinviare sine die una valutazione attenta delle mie responsabilità politiche".
"Se poi anche in punta di diritto oggi mi potessi sedere formalmente dalla parte della ragione non mi sentirei altrettanto sollevata in coscienza; non so francamente come facciano coloro che non essendo esenti dalle medesime responsabilità politiche se ne sono sottratti per tutti questi anni, nascondendosi nel silenzio o addirittura oggi parlandone a sproposito. Ciò nonostante non ho mai paragonato la mia vicenda a quella di altri per cui stranamente non è mai iniziata: non dovevo essere io ugualmente alleviata ma loro sottoposti allo stesso metro di giudizio. Non sono mai scappata. Non lo farò ora", si legge ancora nel testo a sua firma.
FDI: "SCELTA MONTARULI SPONTANEA" - "Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo - tantomeno di legge - ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di sottosegretario all'Università, che ha ricoperto con onore, capacità ed impegno costante". Lo dichiarano in una nota congiunta i capigruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti e Lucio Malan.
"La conosciamo fin dalla gioventù e ben sappiamo quanto ha sempre dato in termini di impegno per le battaglie della destra, mai risparmiandosi e sempre mettendo a servizio della stessa idee e progetti. Nel momento in cui, con una scelta personale, decide di lasciare questo ruolo che si era guadagnata sul campo, la abbracciamo con l’amicizia di sempre - aggiungono dal partito di Giorgia Meloni - La aspettiamo attiva e determinata, sia nel gruppo parlamentare sia nel partito, perché continui ad essere punto costante e prezioso riferimento e a trasfondere quell’entusiasmo che le deriva da una disinteressata passione. Gli avvoltoi, che pensavano di poter speculare politicamente e personalmente su una vicenda che ha toccato tanti, anche tra coloro che si erigono a censori, e colpito pochi, sono serviti. A Fratelli d’Italia la morale non la fa nessuno, tantomeno la sinistra del professionale malcostume”.
ALTA TENSIONE TRA FDI E FORZA ITALIA - Alta tensione tra Fdi e Forza Italia dopo le parole del vicepresidente della Camera di Fi, Giorgio Mulè, che ha invitato il partito di Giorgia Meloni a trarre le conseguenze sul caso Montaruli: parole che hanno preceduto le dimissioni della sottosegretaria di Fdi. “Mulè pensava di metterci in difficoltà con le sue provocazioni: ha preso uno schiaffo morale dalla Montaruli la cui impronta gli manterrà la faccia ben più rossa di quanto rubiconda già sia. Che provocatorie insinuazioni vengano da un personaggio come Mulè, che di pregiudicati eccellenti nel suo partito ne vanta più di uno, è intollerabile”, trapela da fonti autorevoli di Fratelli d’Italia.
Le parole di Mulè, si rileva, hanno creato infatti non poco subbuglio in ambienti parlamentari, visto che “anche Berlusconi è un condannato in via definitiva e ciò nonostante resta il deus ex machina degli azzurri”, viene spiegato. Senza contare, fanno notare le stesse fonti di Fdi, che la vicenda Rimborsopoli in Piemonte ha toccato punti drammatici con il suicidio dell’ex assessore regionale Angelo Burzi, tra i fondatori di Forza Italia nella Regione.
“Leggo su tutte le agenzie di stampa frasi che mi riguardano con il ricorso a espressioni gravi e grevi attribuite a 'fonti autorevoli di Fratelli d’Italia' - replica Mulè - Non c’è risposta alcuna da dare per il semplice fatto che tutta la costruzione delle invettive anonime si basa su fatti mai avvenuti. Poiché ritengo impossibile che queste espressioni siano da attribuire a 'fonti autorevoli' mi vedo costretto a sollecitare gli autorevoli esponenti di Fratelli d’Italia a prendere immediatamente le distanze da queste gravissime, velenose e calunniose affermazioni al limite della minaccia. Ove ciò non avvenisse - ma lo escludo - mi appello ai giornalisti affinché rivelino l’identità di queste ‘fonti autorevoli’ facendole uscire da un anonimato che sa solo di viltà”.
"Anche Fratelli d'Italia non risponde agli 'anonimi' e se avesse dovuto rispondere a Mulè lo avrebbe fatto di persona e non attraverso le agenzie" si legge in una nota del direttivo di Fratelli d'Italia.