Le strade alternative: quota 41, penalizzazione e premi, opzione donna 'corretta', proroga e nuova riforma
Senza un nuovo provvedimento sulle pensioni, dal 1 gennaio si torna alla legge Fornero. Un'ipotesi che il nuovo governo di centrodestra, soprattuto per la spinta dell'ala leghista, vuole scongiurare. Il problema, come sempre quando si parla di pensioni, è la sostenibilità dell'intervento e dell'intero sistema previdenziale. Il nuovo governo a guida Giorgia Meloni ancora non è in carica ma sa già che una dei primi dossier che dovrà affrontare sarà questo. Sul tavolo, al momento, ci sono quattro opzioni.
Quota 41. E' la quota per i contributi che indicherebbe un nuovo intervento legislativo. Potrebbe essere ancorata a una soglia anagrafica per ridurne i costi, stimati nella versione senza vincoli d'età in almeno 4 miliardi già il primo anno.
Penalizzazioni e premi. Un'altra opzione è quella di prevedere uscite con 62 anni e 35 anni di contributi e penalizzazioni della quota retributiva sotto il limite dei 66 anni. Al contrario, superando i 66 anni ci sarebbero dei premi.
Opzione donna 'corretta'. Un altro intervento possibile è la correzione della cosiddetta 'Opzione donna'. Pensione a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) e 35 di contribuzione vincolato però al ricalcolo contributivo dell'assegno (e conseguente riduzione media dell'importo del 20- 25%). L'ipotesi prevederebbe anche l'estensione agli uomini, partendo però da 62 anni come soglia minima.
Proroga e nuova riforma. In questo caso, si prevede la proroga immediata di 'Opzione donna' e 'Ape sociale' ma intervenendo successivamente, dopo un confronto con i sindacati, con un decreto ad hoc per riformare le pensioni.