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God Of War Ragnarök, la recensione

Kratos e il figlio Atreus affrontano il destino degli dei nel titolo PlayStation più atteso dell'anno

God Of War Ragnarök, la recensione
03 novembre 2022 | 18.46
LETTURA: 4 minuti

Dopo aver aleggiato su tutto il capitolo per PS4 del 2018, il Ragnarök è arrivato e la sua minaccia si estende sui Nove Regni. Da un lato Odino cerca disperatamente di evitarlo, mentre dall'altro Kratos e suo figlio Atreus, tre anni dopo gli eventi di God Of War per PS4, sono dei fuggitivi con pochi amici e molto da perdere. Svelare nel dettaglio la trama di God Of War Ragnarök sarebbe impossibile, oltre che uno spoiler: basti sapere che questo gioco conclude l'arco narrativo norreno di Kratos e suo figlio, e più del precedente indaga il rapporto tra i due, diventato molto più complicato da quando Atreus (o dovremmo chiamarlo Loki?) ha scoperto di essere un gigante e di avere sulle spalle il fardello di un'identità difficile. Queste premesse, dal punto di vista narrativo, porteranno i due protagonisti verso lo stesso destino: scavare a fondo in se stessi e mettere in discussione tutto il loro mondo, mentre quest'ultimo rischia di cadere a pezzi e coinvolgerli in una guerra più grande persino di loro. Sullo sfondo (ma non troppo), tutta una serie di protagonisti tratti dalla mitologia norrena in modo molto fedele rispetto alle leggende: Thor e Odino certo, ma anche molti altri personaggi interessanti e scritti benissimo.

God Of War Ragnarök è il seguito diretto del reboot del 2018, e allo stesso tempo svela tutto quello che nel capitolo precedente era solo accennato: è ora possibile esplorare tutti i Regni, e anzi alcune porzioni di questi saranno accessibili solo una volta ottenute abilità specifiche. Ragnarök punta molto sulla rigiocabilità e sull'esplorazione, ed è arricchito da una grandissima quantità di missioni secondarie e di collezionabili. Se già la sola avventura principale è molto lunga (circa 25 ore di gioco), un completista potrebbe tranquillamente sforare le 50 ore per cercare di platinare il titolo di Santa Monica Studio. Anche perché rispetto al passato, questo episodio eccelle nella varietà: per quanto riguarda i nemici, le ambientazioni, ma anche le situazioni. Il classico duo Atreus Kratos viene infatti spesso sostituito e, sebbene ci troveremo sempre a comandare o uno o l'altro, verremo accompagnati da alleati diversi con abilità specifiche. Un elemento che arricchisce notevolmente il già ottimo sistema di combattimento, che tra attacchi, parate, magie runiche, frecce di diverso tipo, asce, lame e lance offre scontri mai noiosi, sebbene con una difficoltà non sempre ottimamente bilanciata. Gli alleati, comunque, oltre ad aiutare sono direttamente controllabili con alcune azioni, e riescono a dare sempre dei suggerimenti efficaci durante gli scontri.

Santa Monica Studio e il nuovo director del gioco Eric Williams hanno poi deciso di rendere giustizia all'arco narrativo della saga ambientato in Grecia, ossia ai vecchi giochi, infarcendo Ragnarök di miniboss e scontri epici con creature enormi, una mancanza che nello scorso episodio aveva fatto storcere il naso ai fan di vecchia data. La meccanica di gioco, con visuale da dietro le spalle in seconda persona, resta quella e rinuncia ai giochi di regia e alle inquadrature mutevoli del passato, ma si sente di più il peso della storia della saga. Anche i riferimenti alle avventure olimpiche di Kratos è più acceso, e scopriremo di più su quanto accaduto nella lotta contro Zeus. Rispetto a un passato dal DNA action più marcato, tuttavia, questo episodio conferma le sue ambizioni GdR con possibilità infinite di personalizzazione e aumento dei parametri del personaggio. Costruire armi e armature adatte agli scontri, migliorare gli attacchi runici, trovare oggetti di potenziamento, tutto sarà indispensabile per riuscire a proseguire, anche perché come dicevamo alcune battaglie, anche ai livelli di difficoltà più bassi, saranno comunque impegnative. Non mancano neppure i puzzle ambientali, questa volta più vari e pensati rispetto al passato.

Dal punto di vista della realizzazione tecnica, non c'è dubbio che il lavoro svolto da Santa Monica sia eccelso, tanto su PS5 quanto su PS4. L'ultima console Sony e PS4 permettono di scegliere tra priorità al framerate o alla risoluzione, ma PS5 scatena i 60 fps con il 4K e permette di godere appieno di personaggi dettagliati e ambientazioni maestose, stupende, vive e piene di dettagli. Anche se piuttosto lineare, God Of War Ragnarök cerca spesso di dare libertà di azione al giocatore, e alcune zone che funzionano da hub hanno quel sapore di open world che, pur lungi da trasformare il gioco in un'esperienza di esplorazione libera, permettono di godere al meglio dell'ottimo level design. Menzione d'onore per le opzioni di accessibilità, ricchissime come non mai. Un po' deludente invece il supporto svogliato al controller DualSense di PS5, che non sfrutta al meglio le capacità di vibrazione HD della periferica, come invece ci saremmo aspettati dal titolo più importante dell'anno sulla console. È un difetto, ma uno dei pochi del gioco: a volte un po' ripetitivo, con un bilanciamento della difficoltà non proprio impeccabile, ma per il resto un'opera ineccepibile, profonda, tecnicamente maestosa e dal gameplay maturo e soddisfacente. In altre parole, un vero capolavoro.

Formato: PS5 (versione testata), PS4 Editore: Sony Interactive Entertainment Sviluppatore: Santa Monica Studio Voto: 9/10

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