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Giustizia, Gagliardi (Deloitte Legal): "Passi verso svolta digitale, riforma necessaria"

L'intervista all'esperto

Carlo Gagliardi, managing partner Deloitte legal.
Carlo Gagliardi, managing partner Deloitte legal.
17 giugno 2022 | 09.29
LETTURA: 2 minuti

"Il processo verso una giustizia digitale ha fatto dei passi in avanti non trascurabili. Purtroppo, quando si discute di giustizia in Italia se ne parla spesso in termini di contrapposizione politica o fra i poteri dello Stato. In realtà, in questi anni, senza tanto clamore, grazie a un lavoro silenzioso eppure efficace, l’amministrazione della giustizia si è mossa decisamente verso una svolta digitale, specialmente nel campo della giustizia civile. Ciò che ancora manca, per imprimere un’accelerazione più organica ed efficace, è la piena consapevolezza dei benefici che la 'digitalizzazione della giustizia' può portare e un coordinamento manageriale della gestione organizzativa dei tribunali finalizzato alla trasformazione digitale". Così, con Adnkronos/Labitalia, Carlo Gagliardi, managing partner Deloitte legal.

Secondo Gagliardi con una svolta 4.0 "l'obiettivo finale è sempre quello di assicurare maggiore efficienza nella risoluzione (o nella prevenzione) delle controversie, in ottica di semplificazione 'data-based'. La lentezza e la complessità dei processi determina, come sappiamo, non solo il venir meno della fiducia nella giustizia, ma anche costi economici e sociali oggi non più sostenibili. Non dimentichiamo, inoltre, che la svolta digitale, anche nel campo della giustizia, impone un adeguamento delle professionalità cha a vario partecipano alla complessa macchina giudiziaria, partendo banalmente dalla semplificazione anche del linguaggio".

"Pensiamo soltanto -spiega ancora Gagliardi- alle nuove tecnologie oggi disponibili, dall’informatizzazione all’intelligenza artificiale, di cui ancora non abbiamo sperimentato tutte le potenzialità, ma che ne hanno di rilevantissime, come ha osservato giustamente il professor Giuliano Amato, proprio nel campo delle regolazioni, perché comporta 'che si liberi il linguaggio regolatorio dalle oscurità e dalle ambivalenze che spesso lo caratterizzano, in modo da consentirne la lettura univoca di cui hanno bisogno le intelligenze artificiali per capirlo e darne applicazione'".

Per Gagliardi, "da anni sappiamo che le disfunzioni della giustizia, sia nel campo civile che penale, comportano dei costi altissimi per il nostro sistema paese e per la possibilità di attrarre investimenti. Restare indietro nella svolta digitale significherebbe allargare ulteriormente il fossato che ci separa dai nostri partner europei e perdere la sfida della competitività".

E in conclusione per Gagliardi "l’esito dei referendum sulla giustizia ha dato un segnale chiaro. La riforma e la modernizzazione della giustizia italiana sono necessarie, ma è il legislatore che se ne deve occupare in maniera organica, potendo e dovendo avvalersi anche del consiglio dei maggiori esperti sia in ambito giuridico sia in quello organizzativo, tecnologico e manageriale. La giustizia ha bisogno di un intervento coerente e organico, e la speranza è che il complesso lavoro parlamentare venga ora orientato in questa direzione", conclude.

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