L’esperto su Alleati per la Salute: "Servono professionalità e competenza per mettere a punto best practices"
"La telemedicina, fino alla pandemia, era appannaggio di pochi cultori della materia. L’emergenza Covid ha costretto a un repentino cambio di prospettiva nei confronti della telemedicina, che però è avvenuto in un contesto di conoscenze tecnico-scientifiche e di consapevolezza organizzativa, a livello istituzionale e sanitario, non adeguato. È poi arrivato il Pnrr che ha sancito la necessità di accelerare per stare all’interno delle tempistiche e delle rendicontazioni richieste dall’Ue, cosa a cui il nostro sistema non è abituato. Abbiamo quindi la necessità di fare dei piani con un insieme di professionisti che si cimentano, per la prima volta, sulla realizzazione di progetti di telemedicina su vasta scala che non sono sperimentali, ma in grado di erogare servizi effettivi per i cittadini e che durino nel tempo". Così Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in un articolo pubblicato su 'Alleati per la Salute'), il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
"Il panorama sanitario – scrive Gabbrielli - ha elementi evolutivi che stanno aprendo grandi prospettive e opportunità a cui si sommano, in questo momento, una grande incertezza sull’organizzazione delle attività sanitarie quotidiane ulteriormente aggravata dalla carenza del personale. Serve quindi molta competenza, che dobbiamo creare investendo nella formazione dei professionisti, e mettere a punto best practices e linee guida medico sanitarie che chiariscano sul dove e come intervenire”. Come Istituto “abbiamo cominciato, anche prima del Covid, a partire dalla teleneurofisiologia clinica, a realizzare una serie di documenti di consensus, preliminari a best practices e linee guida. Attualmente sono attivi 6 gruppi di consensus e uno per le linee d’indirizzo dell’età evolutiva. Stiamo accelerando sulla teleriabilitazione e sul supporto psicologico nell’età evolutiva perché registriamo proprio un’enorme crescita di problematiche neuropsicologiche negli adolescenti, a partire dai 12 fino a 20 anni”.
Tra “i gruppi di consensus c’è anche quello per la telefarmacia ospedaliera. L’idea è di fare in modo che i farmacisti ospedalieri - che per legge hanno il dovere di seguire, dopo la dimissione, pazienti con specifiche terapie erogate solo in regime ospedaliero - possano verificare l’aderenza terapeutica di farmaci molto specialistici e costosi, monitorando eventuali interazioni con dieta o altri farmaci. Stiamo cercando di individuare gli elementi chiave perché questo lavoro diventi una best practice per garantire, sul territorio, una migliore assistenza sanitaria post ricovero” ai pazienti.
“Organizziamo gruppi di consensus – sottolinea l’esperto - con le società scientifiche di riferimento per le singole specialità a cui si associano consulenti indipendenti per arrivare a delle raccomandazioni. Il testo - basato su dati scientifici - viene quindi inviato alle associazioni dei pazienti per eventuali proposte o commenti per le questioni organizzative. Il documento viene pubblicato nei Rapporti dell’Iss. Questo sistema permette di ottimizzare i tempi di realizzazione dei documenti: la capacità delle associazioni dei pazienti di esprimersi è maggiore se presentiamo un lavoro con già delle soluzioni scientifiche validate da verificare dal punto di vista pratico/organizzativo”.
Da questi documenti “vengono redatte le best practice – prosegue l’esperto - le indicazioni scientificamente validate che sono i precursori delle vere e proprie Linee guida e che hanno valore medico-legale, come previsto dalla legge Gelli sulla responsabilità sanitaria: il medico non è punibile nella pratica se ha agito in osservanza delle linee guida e, in loro mancanza, delle best practices licenziate dal Sistema nazionale linee guida, organismo di valutazione dell’Iss, che fa una revisione dei contenuti e pubblica solo quelle giustificate con sufficienti evidenze scientifiche”.
“Sono passaggi importanti perché le linee guida vincolano le strutture ad adeguarsi – conclude Gabbrielli - È acclarato, per esempio, che il paziente con scompenso cardiaco è seguito meglio in telemedicina che in presenza. Lo provano gli studi. Se questa pratica è nelle linee guida, le strutture sanitarie, come le Asl, devono prevederla, non è un’opzione. Purtroppo, però in Italia i sistemi di telemedicina, le terapie digitali, la teleriabilitazione non sono ancora Lea (Livelli essenziali di assistenza) e quindi possono essere richiesti ma non pretesi dai cittadini”.
L’articolo completo è disponibile su: https://www.alleatiperlasalute.it/la-voce-del-paziente/telemedicina-la-rivoluzione-digitale-ha-bisogno-di-formazione-e-linee-guida.