Il direttore di Le Grand Continent: "Disordini rafforzano paradossalmente governo Borne"
Malgrado una traiettoria economica per certi versi simile "la Francia sta attraversando un periodo di crisi molto più caldo dell'Italia" e questo è determinato da molti fattori, a partire dal "sistema politico, molto centralizzato, con una figura come quella di Macron che ha voluto incarnare una sovranità senza intermediazioni e che si trova per questo come un parafulmine nell'elettricità estrema del ventennio della rabbia". Lo afferma Gilles Gressani, docente a Sciences Po e direttore di Le Grand Continent, rivista di geopolitica, che in un'intervista all'Adnkronos analizza i disordini scoppiati in Francia dopo l'uccisione del 17enne Nahel ad opera di un poliziotto a Nanterre.
Secondo Gressani, i fatti di Nanterre hanno paradossalmente rafforzato il governo guidato dalla premier Elisabeth Borne, che sembrava "sull'orlo" del rimpasto durante i giorni delle durissime proteste per la riforma elle pensioni, quando si parlava di toto-ministri' e Macron sembrava intenzionato a dare più spazio al ministro dell'Interno, Gerald Darmanin.
"L'instabilità estrema di questi giorni rende meno probabile un rimpasto del governo, almeno fino a quando la situazione non sarà tornata sotto controllo. Il governo Borne, paradossalmente e momentaneamente, ora è più saldo", spiega il direttore di direttore di Le Grand Continent, sottolineando che si tratta però di un "epifenomeno", mentre la domanda di ordine e lo stato di shock di una parte sempre più amplia dell'opinione pubblica "rischia di dare ancora più forza alle proposte della destra radicale, con la sinistra invece nell'impasse di un movimento sociale che non ha alcun sostegno nella società".
Gressani si chiede se questo ennesimo 'embrasement' - questo nuovo incendio della società francese - non ponga una questione fondamentale al modello politico e istituzionale francese. "La Francia va verso una nuova esplosione sociale senza che appaia all'orizzonte altra soluzione politica alla repressione della polizia - prosegue - In una spirale di rabbia e di scontento che ha una causa bidimensionale: il declassamento simbolico e materiale di grandi parti della società francese.
I dati delle ultime notti di violenze, dal calo degli arresti a quello del numero degli incendi e degli immobili distrutti, sembrano indicare un progressivo ridimensionamento dell'entità dello scontro, tuttavia - mette in guardia Gressani - la violenza resta "estremamente intensa" nonostante la presenza massiva delle forze dell'ordine, con più di 40mila agenti mobilitati.
"Contrariamente al 2005 la protesta ha avuto un'estensione molto più capillare. Non si limita agli spazi più poveri delle banlieue: si contano già vari incendi e devastazioni nel centro di Parigi e in molte città anche di piccole e medie dimensioni", aggiunge il direttore di Le Grand Continent, secondo cui dalle proteste dei 'Gilets jaunes' la Francia attraversa delle crisi sociali che hanno delle geografie molto diverse, ma che si manifestano in modo "sistematico".
Questa convergenza delle rabbia, evidenzia, crea delle "perturbazioni" anche all'agenda internazionale della Francia tanto che negli ultimi sei mesi il presidente Macron ha dovuto annullare due momenti diplomatici chiave, la visita di Carlo d'Inghilterra ed il suo viaggio di Stato in Germania. "Siamo peraltro a un anno dai Giochi olimpici di Parigi - conclude - molti si chiedono come farà la Francia a garantire la sicurezza e la pace olimpica".