Vertice ad alta tensione a Palazzo Chigi sul Recovery Plan. Tre ore e mezzo di confronto che non ricompattano la maggioranza, anzi. Volano stracci e la crisi viene evocata a chiare lettere nel corso della riunione: il vice segretario dem, Andrea Orlando, dice che a questo punto lo strappo è possibile, dunque è necessario mettere al sicuro il piano. Eppure il premier Giuseppe Conte aveva aperto l'incontro tendendo la mano, nel tentativo di ricucire.
"Tutti i contributi delle varie forze politiche - ha esordito il presidente del Consiglio - sono serviti a migliorare l'attuale bozza di lavoro del Recovery Plan. Non abbiamo potuto accogliere tutte le richieste di ciascuna forza politica, dobbiamo sempre tener conto dell’equilibrio complessivo. Ma ciascuna forza può riconoscere l'incidenza delle proprie proposte nella nuova bozza e apprezzare i significativi passi avanti compiuti". Dunque l'invito a non sciupare l'occasione del Recovery plan, "sarebbe imperdonabile" e la promessa di scommettere sul rilancio dell'azione di governo con un elenco di priorità da stilare già nei prossimi giorni per arrivare al traguardo del 2023. Insomma, un nuovo patto di legislatura.
Buoni propositi che vanno presto in fumo. Iv chiede l'attivazione del Mes, indigeribile per il M5S, ma soprattutto lamenta l'assenza di un testo completo, sbeffeggiando le 13 pagine di linee guida spedite alle forze di maggioranza ieri. La tensione si fa palpabile, soprattutto con il Pd. Va in scena un duro scontro tra il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri con Davide Faraone prima e con Maria Elena Boschi, poi.
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Intanto sul tavolo spunta l'ipotesi di un Cdm a inizio settimana prossima, tra lunedì e martedì, dietro l'impegno -assunto dal responsabile del Mef- di inviare a tutte le forze di maggioranza il testo completo 24 ore prima. Niente incontri prima. La resa dei conti ci sarà in Cdm, dunque, dove le ministre renziane potrebbero fare il passo indietro che finora Iv ha solo minacciato.
I veleni del vertice, intanto, trapelano fuori da Palazzo e rimbalzano sul tavolo della riunione creando scompiglio. Quando arrivano i lanci di agenzia su la volontà di Iv di prendere tempo e rinviare, Faraone perde la pazienza e va su tutte le furie, attacca frontalmente Conte e il resto della maggioranza. "Sono parecchio indignato da questa riunione - riportano le sue parole alcuni presenti - siete bugiardi e ipocriti. "Abbiamo chiesto solo un testo per evitare le solite imboscate via emendamento. Avete creato le condizioni per una rottura". La crisi, a un tratto, sembra più vicina.
Matteo Renzi sbotta su Twitter, a fine riunione. "Le veline di Palazzo dicono che Italia Viva 'tiene in ostaggio il Recovery Plan'. Santa pazienza! Ribadiamolo: il Recovery Plan non ci è stato ancora consegnato, non c'è. Lo abbiamo chiesto in Aula il 22 luglio 2020, dice che forse lo inviano domani. Altro che ostaggio! #Escilo". Di più. Torna su un tema un tempo caro ai 5 Stelle, i famosi streaming. "Visto il modo con il quale Palazzo Chigi sta gestendo la comunicazione - attacca - del vertice di maggioranza chiederemo che i prossimi incontri siano rigorosamente in streaming".
Visto il modo con il quale Palazzo Chigi sta gestendo la comunicazione del vertice di maggioranza chiederemo che i prossimi incontri siano rigorosamente in streaming
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 8, 2021
Getta acqua sul fuoco la delegazione del M5S che esprime "soddisfazione per l'esito del vertice" nel quale "abbiamo realizzato significativi passi in avanti". "Il confronto tra le parti non si è esaurito stasera", anche se i grillini registrano risultati sul fronte del superbonus e delle politiche del lavoro. "Adesso andiamo incontro al Consiglio dei ministri della prossima settimana, in modo da poter poi consentire al Parlamento di esaminare il testo". Anche Leu sottolinea come questa sera sia stato solo il principio di un confronto: "Noi abbiamo chiesto che si vada in Cdm perché il Parlamento possa iniziare a lavorare e dare il suo contributo", spiega la senatrice Loredana De Petris.
La rottura ancora non c'è ma ogni scenario resta aperto. Dal 'rimpastino' al Conte ter, che passi dalle dimissioni del presidente del Consiglio attraverso una crisi 'pilotata'. Con un accordo tra le forze di maggioranza che consegni un esito certo a un passaggio delicatissimo. Del resto, stando ai rumors, il Quirinale avrebbe avvertito che una crisi al buio è da evitare nel modo più assoluto. E che in assenza di un accordo sarebbe pronto a sciogliere le Camere, decretando il ritorno al voto.
Intanto continua il totonomi sul governo che dovrebbe prendere il posto del Conte II. Con Ettore Rosato e Maria Elena Boschi sulla rampa di lancio, il primo all'Interno e la seconda alle Infrastrutture, mentre l'attuale ministra, Paola De Micheli, potrebbe prendere il posto della responsabile del Lavoro Nunzia Catalfo, le cui quotazioni sono in discesa.
Resta anche il nodo della delega ai servizi. Oltre ai nomi del segretario generale della presidenza del Consiglio Roberto Chieppa e del capo di gabinetto di Conte, Alessandro Goracci, i rumors di Palazzo indicano anche Luciana Lamorgese, una possibile exit strategy per la titolare del Viminale che non verrebbe così sacrificata. E libererebbe la casella strategica del ministero dell'Interno.
CRIMI - "Ringrazio la delegazione del MoVimento 5 Stelle che questa sera ha partecipato al vertice a Palazzo Chigi sul #RecoveryPlan, i nostri ministri e il Presidente Giuseppe Conte per l'ottimo lavoro che stanno facendo, con spirito costruttivo e di collaborazione". Lo scrive su Facebook il capo politico del M5S Vito Crimi. "Prima che il Recovery giunga in Parlamento, in questi giorni siamo al lavoro per definirne gli ultimi dettagli. Si tratta di uno strumento fondamentale per il sostegno e il rilancio del nostro Paese e dobbiamo impiegarlo al massimo delle sue potenzialità. Le risorse che porta con sé non rappresentano soltanto una boccata d'ossigeno per la nostra economia, tanto violentemente colpita dalla pandemia, ma possono anche aiutarci a condurre l'Italia verso un futuro davvero sostenibile e a creare nuove opportunità per le prossime generazioni", sottolinea. "Se oggi la nostra comunità può contare su 209 miliardi di euro da investire nella propria ripresa e nel proprio sviluppo - dichiara Crimi - lo deve anzitutto al grande lavoro che il Presidente del Consiglio ha svolto in Europa. La sua credibilità, e quella di un Governo coeso e determinato, hanno consentito al nostro Paese di presentarsi al cospetto degli altri Paesi con una posizione chiara e forte, che abbiamo difeso con tenacia fino a raggiungere questo importante risultato".
"Eppure, mentre in questi giorni discutiamo di un tema cruciale come il Recovery Plan, compiendo proprio su questo fronte significativi passi in avanti (politiche attive del lavoro, proroga del superbonus 110% al 2023, piano nazionale di transizione 4.0), ci ritroviamo purtroppo a dover prendere atto di atteggiamenti incomprensibili e irresponsabili da parte di quanti mettono a rischio il buon lavoro fatto fin qui. Un lavoro che continueremo a portare avanti, senza sosta, nell'esclusivo interesse dei cittadini".
BELLANOVA - "Per tenere in ostaggio un Paese con un documento, come dicono le veline di palazzo sulla riunione di maggioranza, terminata poco fa, il documento dovrebbe essere disponibile, in mano ai ministri o agli esponenti della maggioranza. Ma il documento sul Recovery Plan non c’è: c’è una sintesi di 13 pagine e una tabella" scrive su Facebook Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia Viva al governo. "Il Paese ha bisogno di serietà e ciò comporta leggere e studiare un testo completo, dove si capiscano nel dettaglio i contenuti, i progetti e le risorse appostate. Finché non c’è questo è inutile che mi convochino in riunioni che di fatto si trasformano in un Truman Show".