"Per volontà di ripicca e per una pura questione di principio, il governo ha ottenuto un classico capolavoro di burocrazia amministrativa". A dirlo all’AdnKronos è il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, commentando la decisione del Tar regionale. Il tribunale ha accolto il ricorso del governo e ha giudicato illegittima l’ordinanza del governatore che anticipava al 7 dicembre la zona arancione. Quindi, l'Abruzzo torna in zona rossa ma solo fino all'entrata in vigore dell'ordinanza del ministro Speranza, che dal 13 dicembre riporterà la regione in zona arancione.
Marsilio, dopo aver premesso che "non si capisce perché un’ordinanza del Tar è immediatamente esecutiva mentre quella del ministro deve attendere la pubblicazione e va in vigore il giorno successivo", spiega che è stata provocata "questa schizofrenia per cui una regione cambia colore tre volte in tre giorni, diventando rossa quando ha i valori nella media nazionale, ormai stabilmente da più di una settimana, come confermato anche dal report di ieri. Se si prendono tutte le tabelle dell’occupazione dei posti letto, piuttosto che dell’RT, la nostra regione è esattamente nella media nazionale: 0.82 di RT, 37% delle terapie Intensive, il 43 dei posti letto in medicina. Ci sono regioni che, in questi parametri, hanno 10 o 15 punti più di noi e sono in zona gialla. Francamente rossa mi sembra eccessivo".
Subito dopo il presidente dell’Abruzzo sottolinea: "Io avevo chiesto al governo di avere quella flessibilità nell’applicazione di una regola che non è scolpita sulle tavole della legge, e come tutte le regole, soprattutto quelle inventate di recente per affrontare una cosa mai vista al mondo, è soggetta a verifiche sul campo. E se la verifica sul campo porta queste sperequazioni, vuol dire che c’è un difetto da correggere. Ci vuole la necessaria flessibilità, duttilità, altrimenti che si riuniscono a fare gli uomini nelle cabine di regia? Se è tutto un problema di numeri, non c’è bisogno di altro, basta metterli dentro una tabella Excel, fare l’algoritmo ed estrapolare il risultato, non c’è bisogno di aspettare l’ordinanza del ministro o l’esito del Cts prima ancora della cabina di regia. Tutto sommato avevo chiesto 24 ore di flessibilità che non è stata concessa e rispetto alla quale si è voluto usare il pugno di ferro per vedere chi comanda. E va bene, comanda lo Stato, non è che fosse una novità, e il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi".
Per Marsilio, "hanno il sacro terrore delle regioni, trattano le regioni e i presidenti di regione come fossero dei discoli, e sta cominciando francamente a diventare anche un po’ scocciante. Noi, a differenza di tanti altri che parlano e pontificano ma non assumono nessuna responsabilità, siamo esposti in prima linea e abbiamo già fascicoli aperti in tutte le procure della Repubblica d’Italia, perché di fronte una pandemia, figuriamoci se non si scateneranno bizzeffe di offensive giudiziarie a chiamarci a rispondere di ognuna delle decisioni che abbiamo dovuto assumere a tragedia in corso. E quindi trattarci come dei ragazzini che bisogna tenere a bada perché se gli lasci briglia sciolta diventa tutta una cuccagna, comincia diventare francamente anche un po’ scocciante".
Poi il presidente dell’Abruzzo aggiunge: "Io contesto l’idea che si debba trattare tutti allo stesso modo, perché non è una questione di egualitarismo. La durata di una cura non è vero che debba essere uguale per tutti. Si entra dentro una fascia di rischio con parametri diversi gli uni dagli altri", tenendo conto "se le curve indicano che magari qualcuno ha avuto una capacità di reazione più immediata, come accaduto al sottoscritto, che ha messo la regione in ‘zona rossa’ in anticipo, senza attendere una settimana, iniziando quindi per tempo la cura".
E' come "curare un tumore - conclude Marsilio -, se lo prendi subito, avrai bisogno di meno chemioterapia, se lo prendi quando è troppo tardi, devi aprire e asportare organi vitali e magari rimani sotto i ferri. Questa è la differenza. Noi abbiamo fatto lo screening in tempo, quando ci siamo accorti che c’era il tumore, abbiamo agito subito ed è bastata la chemioterapia. Altre regioni sono entrate in ‘zona rossa’ quando ormai le metastasi erano abbastanza diffuse da rendere necessari interventi chirurgici estesi e con un recupero più lungo e complesso. Se non si tiene conto di questo, si sta facendo un pessimo servizio".