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Mes, tregua armata in Forza Italia

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03 dicembre 2020 | 19.18
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Dopo le fibrillazioni di ieri sul Mes, Forza Italia prova a riportare la calma al suo interno. I pontieri, raccontano, sono in campo per evitare nuove tensioni dentro il partito e fuori, con gli alleati, la Lega in particolare. Antonio Tajani, nel ruolo di mediatore, su mandato di Silvio Berlusconi e d'intesa con Renato Brunetta, in queste ore starebbe lavorando ad alcuni emendamenti per superare ogni incomprensione. L'obiettivo del vicepresidente di Fi è arrivare a una risoluzione unitaria del centrodestra, dove sia ben chiaro che il no alla riforma del Trattato non va confuso con il sì al cosiddetto Mes sanitario. Alla fine, dunque, specialmente tra i deputati azzurri più agitati e timorosi di un cambio di rotta, sarebbe prevalsa la volontà di non smentire il Cav, di mostragli massima lealtà e unità il 9 dicembre al momento del voto in Aula sulle risoluzioni, mettendo da parte personalismi e lotte tra correnti, che finiscono per indebolire solo Forza Italia e favorire il fronte sovranista Lega-Fdi.

Tanti parlano di ''fibrillazioni" scatenate da un ''difetto di comunicazione'' e prefigurano una tregua armata, perché resta forte la preoccupazione dell'ala moderata azzurra, quella più europeista, che i diktat di Salvini diventino un metodo e portino, in questo caso, ad avere ''rilevanti conseguenze politiche in Europa per l'Italia''. ''L''agitazione di ieri tra i parlamentari forzisti era dovuta al fatto che il 'no' di Berlusconi sul Mes fosse arrivato subito dopo il monito di Salvini a Fi'', dice a mezza bocca un big azzurro. Pochissimi, quindi, nel partito credono a uno scambio Salvini-Berlusconi tra il sì allo scostamento di bilancio e il no alla riforma del Trattato del Mes. Molti pensano, invece, che prendendo spunto dalle frizioni interne al centrodestra ci sia stato una sorta di regolamento di conti interno a Fi tra i 'salviniani' e gli antisovranisti, più filogovernativi di fronte alla nuova emergenza Covid.

Forse la verità è in mezzo, fatto sta che basta poco a far sbandare Fi e la mancanza di input chiari da Arcore alimenta più confusione e la voglia di 'scappare' altrove. Se alla Camera lo strappo sembra essere stato ricucito, ora gli occhi sono puntati sul Senato, dove i numeri restano ballerini per la maggioranza e il mancato sostegno di Fi al Mes metterebbe a rischio il Conte bis. C'è chi scommette che il Cav potrebbe ancora sorprendere tutti con un 'tana libera tutti' ai suoi, ma Annamaria Bernini, presidente dei senatori azzurri, che mercoledì a pranzo riunirà il gruppo, assicura all'Adnkronos che il fronte del no non si sfalderà: ''i senatori azzurri si muoveranno come sempre compatti, nel rispetto delle indicazioni del presidente Berlusconi''.

Giorgio Mulè, portavoce unico dei gruppi parlamentari Fi, chiarisce che sul Mes il Cav non ha subito alcun ricatto (''sono irricevibili e offensive le considerazioni di chi sposa l'idea che Berlusconi sia stato addirittura ricattato da Salvini..."), smentisce uno scambio tra il sì agli 8 mld di maggiore deficit nella legge di bilancio e il no alla riforma del Trattato (''Chi parla di do ut des è nemico della verità e ostaggio del pregiudizio di chi considera la politica sempre come merce di scambio...'') e assicura: ''C'è una linea che è quella del presidente Berlusconi, che non è mai cambiata e che solo chi non vuole capire, come ad esempio Andrea Orlando ancora oggi pomeriggio del Pd, sfrutta pretestuosamente per provare a dividere il centrodestra".

Mulè ammette che dentro il partito ''ci sono certamente alcuni personalismi e ricerche di visibilità, che è inutile negare'' e spiega così l'agitazione creatasi ieri tra i deputati forzisti, culminata nella riunione del gruppo a tarda serata: ''Probabilmente alcuni deputati non hanno compreso, nella concitazione del momento, che non c'era alcun riferimento al Mes sanitario, nonostante Berlusconi lo avesse sottolineato nel suo comunicato, pensando a una retromarcia che non c'era".

Il deputato Andrea Ruggieri, è convinto che dentro Fi ci sia stato un "grosso cortocircuito comunicativo'': bastava spiegare la differenza tra il sì al Mes sanitario e il no alla riforma del Trattato, magari facendo una riunione congiunta dei gruppi parlamentari con la nota finale del leader senza 'anticipare' la posizione ufficiale del partito: ''Tutti alla riunione di ieri del gruppo alla Camera hanno sollevato il problema che si chiama 'comunicazione' e tutti ovviamente vogliono per Berlusconi il massimo splendore, visto che è il nostro unico patrimonio spendibile''.

"Tutti -insiste Ruggieri- hanno sottolineato il corto circuito comunicativo sul Mes. Se non avevamo capito noi, figuriamoci fuori... Per evitare tensioni e polemiche in futuro il presidente Berlusconi deve parlare per primo e nessuno lo deve precedere", avverte.

Anche gli azzurri vicini a Mara Carfagna pensano che sia stato un errore non aprire un confronto interno sulla riforma del Mes. Dice Osvaldo Napoli del direttivo della Camera: ''Un argomento di tale importanza sarebbe stato molto meglio portarlo a conoscenza dei gruppi parlamentari per un confronto interno. In politica ci sono modi e modi per confrontarsi. Gli aut aut -avverte- non portano mai a nulla, perchè la politica è dialogo e mediazione. E quello di dare ordini in casa degli altri è abbastanza pesante...''.

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