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Lockdown, Conte sotto assedio e governo al bivio

Nel Pd c'è chi spinge per chiudere ora e 'salvare' il Natale

(Afp)
(Afp)
23 ottobre 2020 | 20.04
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I dati che accelerano e sfiorano quota 20mila, il rapporto dell'Istituto superiore di sanità che chiede nuove misure, perché la situazione è in "peggioramento" e le criticità dietro l'angolo. Sulla stessa linea l'appello di 100 tra accademici e docenti partito nella notte e rivolto al premier Giuseppe Conte e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre il governatore campano Vincenzo De Luca -in un video che conquista in un lampo la Rete e le emittenti tv- invoca misure più dure, con la chiusura degli spostamenti tra Regioni e una stretta sulle scuole.

Poco prima, attorno all'ora di pranzo, intervenendo al Festival del Lavoro, Conte invitava a far di tutto "scongiurare un secondo lockdown generalizzato", lavorando di buona lena per "evitare l'arresto dell'attività produttiva e lavorativa, come pure la chiusura delle scuole e degli uffici pubblici". Assicurando che il governo è pronto "a intervenire nuovamente in qualsiasi momento ove fosse necessario". Ma la domanda che rimbalza ora è se il momento sia adesso. "Tempo dieci giorni -dice un ministro di primo piano all'Adnkronos- tutta Europa sarà in lockdown".

Eppure, poco prima che i nuovi dati venissero diffusi, a Palazzo Chigi confidavano in un weekend relativamente tranquillo, senza colpi di scena o nuovi Dpcm a sorpresa. Ma nel pomeriggio il vento sembra spirare in una nuova direzione. Attorno alle 18.30 arriva nella sede del governo il commissario straordinario Domenico Arcuri, per fare il punto con Conte sugli ultimi dati e su un livello di contagi che fa temere il peggio. Ed è pressing del Pd, dove in molti, durante la direzione di oggi, spingevano per "chiudere subito", con l'obiettivo di tentare di 'salvare' il Natale.

Un lockdown fino all'Immacolata - il ragionamento - tenendo un occhio vigile sui dati e sperando in un ritorno a una pseudo normalità per le festività natalizie. Ma le critiche e i dubbi sulla gestione vengono sollevati da tutti i protagonisti della maggioranza. Luigi Di Maio, in un post su Facebook in cui difende a spada tratta l'operato della ministra Lucia Azzolina dagli attacchi, ammette: "dobbiamo dirci chiaramente che alcune cose non vanno. Penso ai drive-in. E' inaccettabile fare 8-10 ore di fila per un tampone e su questo, come su altri aspetti, il governo deve lavorare duramente per dare risposte rapide e concrete ai cittadini, che non hanno colpe".

In questo fuoco di fila che sembra mettere sotto assedio il premier, non manca di farsi sentire la voce critica di Matteo Renzi. "C'è qualcosa che non va nella gestione dell'emergenza -riconosce l'ex premier-. Penso che i problemi della seconda ondata derivino essenzialmente da quattro t: mancano tamponi rapidi, manca tracciabilità seria, mancano trasporti pubblici, dobbiamo avere più terapie intensive", snocciola le criticità il leader di Iv, benché il suo partito non voglia sentir parlare di coprifuoco e lockdown.

Qualcuno, tra i ministri, non esclude che già domani Conte possa convocare una riunione di emergenza. Sempre domani, con ogni probabilità, si terrà una Stato-Regioni. Allo studio del governo un coprifuoco generalizzato, una stretta sulle scuole secondarie e una comunicazione più incisiva sui cittadini. Nonché un lockdown temporaneo nelle metropoli, dove i contagi sono ormai fuori controllo. Ma le nuvole che si addensano sull'Europa e l'Italia fanno temere il peggio. Un lockdown generalizzato: un fantasma che aleggia con forza e torna a fare paura. Chiusi nelle nostre case, ancor prima di essere tornati ad abbracciarci come auspicava il premier nella primavera scorsa.

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