Il ministro della Giustizia: "Da Stato ferma lotta alla mafia"
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge, proposto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, contenente le norme per rivalutare se permangano le ragioni, alla luce delle mutate condizioni dell'emergenza sanitaria, perché i detenuti, condannati in via definitiva o in custodia cautelare per reati gravi di mafia o terrorismo ai quali sono stati concessi gli arresti domiciliari per motivi di salute, possano continuare a beneficiare della misura. Nel provvedimento dovrebbero essere inserite anche norme per consentire ai detenuti, anche nelle carceri minorili, colloqui 'in presenza', e non solo da remoto.
"Con questi due decreti, ribadiamo con fermezza quanto lo Stato sia impegnato nella lotta alla mafia" ha detto il ministro di Giustizia Alfonso Bonafede a proposito dell'approvazione del decreto che segue di una settimana l'altro che pure prevedeva una stretta per la concessione del domiciliari ai detenuti per reati gravi, in relazione all'emergenza coronavirus. "Un impegno che continuiamo a portare avanti, in onore della memoria di chi su questo terreno ha perso la vita e i propri affetti, nonché per il futuro dei nostri figli". "La mafia mina le fondamenta della democrazia del nostro Paese e dobbiamo mettercela tutta affinché la giustizia faccia sempre il suo corso, fino all'ultimo".
Carceri, Bonafede: "Pensare di uscire per emergenza Covid è insulto a vittime"
"Nessuno può pensare di approfittare dell'emergenza sanitaria, determinata dal coronavirus, per uscire dal carcere. E' un insulto alle vittime, ai loro familiari e a tutti i cittadini, che in questo momento stanno anche vivendo le tante difficoltà della pandemia". "I magistrati applicano le leggi e come sempre io rispetto la loro autonomia e indipendenza. Da stasera c’è una nuova norma che mette ordine alla situazione - sottolinea - In un momento così straordinario si stava andando avanti con vecchi strumenti. Ma in momenti straordinari, servono provvedimenti straordinari". "La settimana scorsa abbiamo approvato un decreto che rende obbligatoria la richiesta del parere della direzione nazionale e delle direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo, prima di assegnare la detenzione domiciliare, e, stando ai dati di questa prima settimana, sta già dando i suoi frutti: abbiamo fermato l'emorragia. Oggi chiudiamo il cerchio", assicura il ministro. Il provvedimento, in sintesi, consente ai giudici di rivalutare, alla luce del mutato quadro sanitario, con una diversa situazione a livello di disponibilità di strutture penitenziarie e ospedaliere, le concessioni da loro disposte nei confronti dei detenuti a causa della diffusione del Covid-19. "Promuoviamo una sinergia, un gioco di squadra, perché saranno chiamati in causa l'autorità sanitaria e il dipartimento amministrazione penitenziaria - spiega Bonafede - affinché diano ai giudici, cui rimane ovviamente l'ultima parola, un quadro sulla disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta in cui il condannato, o chi si trova in custodia cautelare, può riprendere la detenzione, chiaramente senza alcun pregiudizio per le sue condizioni di salute".