Via libera del Cdm alla nomina di Paolo Savona alla presidenza della Consob. A quanto si apprende il Consiglio dei ministri ha anche deciso di trasferire le deleghe agli Affari Europei finora assegnate a Savona al Premier Giuseppe Conte. Il via libera a Savona è arrivato dopo l'intesa raggiunta tra Lega e M5S. I rumors sulla sua nomina erano circolati con sempre maggiore insistenza dalla fine della scorsa settimana e ieri sera si è capito che anche i 5 Stelle avevano dato l'ok.
Va all'attacco il Pd: "Il ministro Savona non può fare il presidente della Consob, il governo non può ignorare le leggi - dice la senatrice del Pd Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo dem a palazzo Madama -. Le ragioni di incompatibilità di Savona sono diverse. Il ministro ha lavorato fino a maggio 2018 per il fondo Euklid, quindi per un soggetto vigilato da Consob, in più risulta in conflitto con le leggi Madia e Frattini. Se il Consiglio dei ministri approvasse la nomina, pur in presenza di tali incompatibilità, ci troveremmo di fronte a una situazione gravissima e senza precedenti".
Le fa eco il capogruppo dem a palazzo Madama, Andrea Marcucci, che annuncia un'interrogazione urgente al presidente Conte: "Il governo - afferma - va consapevolmente contro le leggi. Savona è incompatibile con la carica di presidente della Consob. È inaudito che M5S-Lega, in una logica ferrea spartizione di poltrone, scarichino sul Capo dello Stato la responsabilità di sottolineare le palesi incompatibilità di Savona. Ci opporremo in tutti i modi a questa nomina illegittima".
Ma le critiche fioccano anche all'interno del M5S: i cosiddetti 'falchi' del Movimento criticano duramente la virata sul ministro Savona e l'accordo politico che porterebbe Marcello Minenna al ruolo di segretario generale.
La nomina di Savona, tuttavia, sarebbe compatibile con la legge Madia. Secondo quanto spiegano fonti dell'opposizione all'Adnkronos, infatti, la norma contenuta nella legge si riferisce a "nomine di amministrazione" e non "di governo", e quella di Savona spetta appunto all'esecutivo e il decreto porterebbe la firma del capo dello Stato. Discorso diverso e applicabilità della norma, spiegano ancora le fonti, ci sarebbe nel caso della nomina a direttore generale, essendo questa una nomina di amministrazione. Secondo quanto prevede la legge, chi è in quiescenza lavorativa, cioè in pensione, può ricoprire incarichi dirigenziali o direttivi solamente a titolo gratuito e per un solo anno.