"Mi sembra che sia più una manovra politica per sistemare qualche conto in sospeso tra governi" piuttosto che un'azione dettata "da un cuore 'Gilet giallo'" la lettera del vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ai gilet gialli francesi pubblicata il 7 gennaio scorso sul 'Il blog delle stelle'. Così in un'intervista all'Adnkronos Paul Marra, uno degli esponenti di spicco di Gilet gialli e portavoce del movimento a Marsiglia, che lo scorso 5 gennaio ha creato l'associazione politica 'Gilets Jaunes Le Mouvement'. La lettera di Di Maio, "secondo me, è stata fatta come un'azione per indebolire gli uni e rafforzare gli altri. Sono calcoli politici. Non credo che queste dichiarazioni siano state fatte con un cuore gilet giallo", sottolinea Marra.
Onestamente, rileva il leader marsigliese del movimento, "non siamo in contatto con organizzazioni in Italia. Dubito personalmente che queste dichiarazioni", quelle dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, "siano appunto state fatte con un cuore gilet gialli. Mi sembra che siano più dettate da un cuore politico, da una strategia politica". Le dichiarazioni di sostegno del Movimento 5 Stelle, comunque, sottolinea Marra, "sono positive ma in questa fase non abbiamo bisogno di alleanze o di sostegni. Non siamo ancora maturi".
Parlando del voto in Ue, Marra dice: "E' ancora troppo presto. Noi non parteciperemo alle elezioni europee di maggio. Siamo ancora in un paese libero e quindi chi vorrà partecipare alle elezioni, a nome del movimento, lo può fare. Noi non ci andremo perché è ancora troppo presto". Per Marra, "non bisogna mettere il carro davanti ai buoi" e "non si può costruire un tetto senza le fondamenta: noi vogliamo costruire un movimento. Ci sono altre elezioni, quelle municipali ad esempio". "Creeremo una piattaforma sul nostro sito per avviare la democrazia diretta e ci presenteremo alle elezioni che saranno decise dai cittadini", spiega ancora il leader marsigliese del movimento.
Riguardo alle misure annunciate a dicembre dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, Marra dice: "Vanno nella solita direzione, quella del governo, l'esecutivo non ha fatto nessuna concessione. Ci prende per dei coglioni. E' un presidente che difende gli interessi degli ricchi, un ex banchiere di Rothschild. Non parliamo la stessa lingua". Per Marra, "c'è una distanza enorme tra il potere e il popolo" e il Grand Débat national, come risposta all'ondata di protesta in Francia dal 17 novembre scorso, "è stato annunciato solo per guadagnare tempo. Non c'è bisogno di un grande dibattito per ridare i soldi alle persone e per aumentare le pensioni".
"Il salario minimo non è stato rivalutato, è stato una finta averlo annunciato e 10 miliardi di euro di misure per 66 milioni di francesi non rappresentano nulla", aggiunge il leader marsigliese del movimento. Da anni, spiega Marra, "le nostre 'teste pensanti' non fanno nulla" per il popolo. "E' da un anno e mezzo, da quando è stato eletto Macron presidente della Repubblica, che non sono arrivate delle risposte e non è successo nulla. Anzi c'è stato un calo del potere d'acquisto, hanno deciso di limitare la velocità a 80 chilometri orari" dai 90 previsti su alcune strade statali, "di aumentare il costo dei carburanti. L'aumento dei prezzi dei carburanti è stata la scintilla di un malessere: le persone non ce la fanno più".
La campagna elettorale di Macron, che lo ha portato ad essere eletto presidente della Repubblica il 14 maggio del 2017, "dava una grande speranza, era una personalità politica nuova, un giovane". Invece, sottolinea Marra, Macron "ci ha fregato. Si è dimostrato anche immaturo. Abbiamo visto il rovescio della medaglia". Il portavoce del gruppo marsigliese spiega poi che nel movimento ci sono varie anime. "Quelli come Eric Drouet e compagnia fanno parte di quella frangia più dura del movimento e non siamo chiaramente su quella linea. Quelli come Jacline Mouraud fanno parte di quella frangia più tenera. Noi diciamo siamo in mezzo", sottolinea Marra. "E - conclude l'esponente del movimento marsigliese, a novembre nominato tra i portavoce dei gilet jaunes- non siamo con gli estremi: la volontà del popolo non è di distruggere tutto. Vogliamo una migliore ripartizione delle ricchezze".