Contro il decreto sicurezza del governo la Regione Toscana farà ricorso alla Corte Costituzionale, con una delibera che sarà approvata nella seduta di Giunta di lunedì prossimo. Lo annuncia il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, confermando il pieno sostegno alla protesta dei sindaci che, dice, "fanno bene a ribellarsi ad una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l'insicurezza".
"Nel frattempo - sottolinea - per aiutare e assistere i migranti e tutti coloro che hanno bisogno, come fanno i volontari, i sindaci e come già facciamo noi, almeno in Toscana si avranno tutele stabilite da una legge regionale. Lo scorso 22 dicembre, infatti, io e la mia Giunta abbiamo approvato una proposta di legge, che sarà votata dal prossimo Consiglio regionale e per la quale abbiamo già previsto in bilancio 2 milioni di finanziamento, che tutela i diritti della persona umana a prescindere dalla cittadinanza: diritti per tutti, non solo per i cittadini italiani, ad essere curati, ad avere una dimora, un'alimentazione adeguata e ad avere un'istruzione".
SALVINI - Alle parole del presidente della Toscana segue la replica di Salvini, secondo cui Rossi "straparla del decreto sicurezza che dà più legalità, risorse e strumenti agli amministratori locali. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani" ha affermato il ministro dell'Interno. "Ci sono 119mila toscani (pari a 53mila famiglie) - ricorda il vicepremier - in condizioni di povertà assoluta, si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d'attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Enrico Rossi straparla del decreto sicurezza".
"Sia io che lei - ha quindi replicato Rossi - dovremmo certamente fare di più per le famiglie in condizioni di povertà assoluta e per il servizio sanitario. Ma vediamo se ha il coraggio di confrontarsi in pubblico, dove vuole e quando vuole, per dimostrare ai toscani e agli italiani cosa lei e cosa io abbiamo fatto fino ad ora per sostenere le persone in difficoltà e per la sanità pubblica". Intanto il governatore è disponibile a valutare insieme ai sindaci l'esercizio previsto dalla legge La Loggia che indica la possibilità per i Comuni di richiedere attraverso il Consiglio delle Autonomie Locali che sia la Regione a farsi carico del ricorso alla Consulta in tempi più rapidi anche su materie dei comuni e su competenze dei sindaci. Rossi ha ricordato che, già prima della conversione del decreto, la Regione aveva denunciato insieme ad Anci gli effetti che questo può produrre sul territorio con 5.000 persone che solo in Toscana sarebbero costrette all'irregolarità, creando problemi ai sindaci e producendo insicurezza e criticità di gestione sociale.
Il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, venerdì ha reso noto che la Regione sta valutando se sussistano i fondamenti giuridici per un ricorso alla Corte Costituzionale sul decreto sicurezza. Le "forti critiche" che emergono in tutto il Paese "sono le stesse che avevo avanzato in un recente incontro con i sindaci e i responsabili Sprar del Piemonte - ha sottolineato in una nota - Non possiamo stare a guardare come se non stesse accadendo nulla".
"Stiamo dunque valutando - ha annunciato - se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso della Regione, direttamente o come tramite dei Comuni, alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche - ha concluso Chiamparino - non perderemo tempo".