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Manovra, sabato voto di fiducia alla Camera

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28 dicembre 2018 | 09.54
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Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha posto a nome del governo la questione di fiducia alla Camera sulla manovra. Dichiarazioni di voto dalle 17 e votazioni nominale a partire dalle 18 e 30 di sabato. E' quanto ha stabilito la capigruppo della Camera sul voto di fiducia sulla manovra. Dopo la fiducia, l'aula di Montecitorio continuerà le votazioni fino alle 24 per esaminare i 244 ordini del giorno presentati sul testo. La seduta riprenderà dalle 9 di domenica 30 dicembre, quando ci sarà anche il voto finale sul provvedimento.

Subito dopo l'annuncio del governo per la fiducia, il presidente della Camera, Roberto Fico, ha convocato la conferenza dei capigruppo. Poco prima il Pd, per voce del capogruppo Graziano Delrio, aveva chiesto di rinviare il provvedimento in commissione, proposta respinta dall'aula.

La discussione generale sulla legge di bilancio, licenziata nella notte dalla commissione, è iniziata questa mattina ed è scoppiata la bagarre. Il voto finale è previsto entro sabato sera ma continua la protesta delle opposizioni, che hanno contrastato il provvedimento fin dall'inizio, in ogni suo passaggio a Montecitorio come a palazzo Madama. Proteste così forti e rumorose che Fico ha dovuto sospendere la seduta per 10 minuti ed ha convocato la riunione dei capigruppo come chiesto dalle opposizioni per decidere sul prosieguo dei lavori.

BAGARRE IN AULA - La seduta, presieduta all'inizio da Mara Carfagna, si è aperta con le proteste dei rappresentanti delle opposizioni che all'unisono hanno criticato lo svolgimento dei lavori nella notte in commissione Bilancio. Sono intervenuti, tra gli altri, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Francesco Lollobrigida e Graziano Delrio. Tra le critiche il fatto che il presidente della commissione bilancio Claudio Borghi non ha consentito la votazione degli emendamenti e che fosse stato dato mandato al relatore di riferire in aula senza alcun voto. Le opposizioni hanno anche chiesto più tempo per la discussione generale in aula. Nel corso della discussione non sono mancati momenti di tensione con il presidente Fico, nel frattempo subentrato a Carfagna nella conduzione dell'aula, che ha richiamato due volte all'ordine il deputato Carlo Fatuzzo per aver esposto uno striscione. Fico prima di sospendere la seduta ha anche ripreso più volte Emanuele Fiano ed Enrico Borghi del Pd.

Durante la protesta delle opposizioni, Fiano ha lanciato tra i banchi il testo della legge, colpendo il sottosegretario Massimo Garavaglia. "Mi scuso - ha detto Fiano prendendo la parola - perché mi hanno riferito che lanciando il testo della manovra ho colpito il sottosegretario. Non si deve mai fare una cosa del genere", ha aggiunto tra le lamentele, composte, degli altri deputati. Alla ripresa dei lavori in Aula, Enrico Borghi ha lamentato che "per la prima volta le opposizioni non hanno votato nemmeno un emendamento della legge più importante dell'anno. Questo è uno sfregio al popolo e alla Camera". "Il presidente ha il dovere di tutelare le minoranze - ha aggiunto - La democrazia si qualifica non in rapporto a una dittatura della maggioranza ma alla tutela delle minoranze".

Dopo la dura protesta delle opposizioni il presidente della Camera ha palesato il rischio dell'esercizio provvisorio di bilancio. Alla ripresa dei lavori, Fico è intervenuto per riannodare il filo interrotto dalla bagarre. "Le richieste dell'opposizione - ha detto - sono per un ampliamento ragionevole dei tempi, rispetto alla discussione generale per cercare di trovare un equilibrio, visto che alla Camera prima e al Senato dopo non c'è stata la possibilità di discutere - nel modo in cui va discussa - la manovra economica". "Ieri c'è stato già un ampliamento dei tempi per l'opposizione e la maggioranza. E' chiaro - ha avvertito Fico - che io posso venire ancor di più incontro alla richiesta e aumentare i tempi, tenendo ben chiaro, però, che il 31 dicembre si avvicina e questa legge non può arrivare al presidente della Repubblica il primo gennaio". Al termine degli interventi dei vari rappresentanti dei gruppi, che hanno fatto seguito alle proteste, il presidente della Camera ha riavviato la discussione generale sul provvedimento e si è riservato di decidere, nel prosieguo dei lavori, se allungare i tempi prestabiliti del confronto in aula. Alle contestazioni del Pd sulle modalità dell'esame della manovra, Fico ha replicato: "E' assolutamente sconsigliabile conferire un mandato al relatore in commissione senza la votazione degli emendamenti, questo mi è chiaro. Per me non è un modo giusto di procedere. D'altra parte non è mio compito parlare del governo, della Ue ma della Camera".

Altri momenti di tensione si sono registrati durante la discussione generale sulla manovra, tra i deputati del Pd e della Lega, per degli insulti che il dem Marattin avrebbe sentito rivolgere dal sottosegretario leghista Molteni verso i suoi banchi. Il presidente Fico ha stigmatizzato l'accaduto, anche perché alcuni deputati sono arrivati al contatto fisico, poi separati dagli assistenti parlamentari. "Evitiamo di dare questo spettacolo", ha chiesto dal banco della presidenza. Alla fine, 'paciere' inatteso, Vittorio Sgarbi ha favorito la distensione tra i due litiganti.

PD DEPOSITA RICORSO A CONSULTA - Intanto il Pd ha depositato un ricorso alla Consulta con il quale viene sollevato conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato. Il presidente della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi ha disposto, con decreto, che l’ammissibilità del conflitto sia trattata nella camera di consiglio del 9 gennaio 2019, fa sapere la Consulta. Il ricorso "si è reso necessario per ciò che è successo in queste settimane, prima al Senato e ora alla Camera. Ci appelliamo alla Corte per ristabilire le regole essenziali di questa democrazia" ha detto il capogruppo del Pd a palazzo Madama, Andrea Marcucci, alla conferenza stampa dem con Matteo Orfini, Dario Parrini e Stefano Ceccanti. "La maggioranza ha presentato un maxiemendamento con oltre 1500 commi e ha impedito ai parlamentari di conoscerne i contenuti. Il testo è stato votato senza che nessuno sapesse cosa ci fosse scritto. Una cosa di una gravità senza precedenti" ha aggiunto Marcucci. "Anche qui alla Camera è arrivata una manovra blindata - ha sottolineato Orfini in conferenza stampa - nulla è stato discusso e dispiace che il presidente Fico si sia reso corresponsabile di una gestione di questo tipo. Domani manifesteremo davanti alla Camera e il 12 gennaio protesteremo in tutte le piazze del Paese".

SINDACATI - Domani alla Camera in occasione del voto finale sulla manovra saranno presenti i sindacati. Lo annunciano in una nota Cgil, Cisl, Uil. "Con la nostra presenza vogliamo ribadire che si sta approvando una legge di Bilancio sbagliata, miope, recessiva - rimarcano - che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi, negando al Paese, e in particolare alle sue aree più deboli, una prospettiva di rilancio economico e sociale". Inoltre, ricordano i sindacati, "per rispondere ad una impostazione di politica economica assolutamente sbagliata e che non recepisce le richieste della piattaforma unitaria, a fine gennaio saremo in piazza per una grande manifestazione”.

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