I giornalisti scendono in piazza. A seguito degli attacchi alla stampa da parte di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, la Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni Regionali di Stampa hanno organizzato dei flash mob nelle piazze dei capoluoghi di regione per dire 'Basta attacchi ai giornalisti' e 'Giù le mani dall'informazione', "per difendere la libertà di stampa e contrastare la deriva di un linguaggio della politica fatto di insulti e minacce a chi ogni giorno svolge il proprio dovere di informare i cittadini. Attacchi a una categoria di professionisti, ma soprattutto all'articolo 21 della Costituzione e ai valori fondamentali della democrazia, che mettono a rischio il diritto ad essere informati". E quello di oggi è stato solo un primo passo. "Altre iniziative seguiranno - affermano in una nota la Fnsi e il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti - fino a quando le aggressioni, le ingiurie e le minacce ai giornalisti e alla stampa non cesseranno".
AGCOM - A difesa dei giornalisti è scesa in campo anche l'Agcom. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è intervenuta con una nota per sottolineare che "ogni attacco agli organi di stampa rischia di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, che è alla base del pluralismo dell’informazione e del diritto di cronaca e di critica". Agcom evidenzia inoltre "l’esigenza di un’informazione libera, pluralista, rispettosa della dignità delle persone, del ruolo delle forze politiche e dell’autonomia professionale dei giornalisti".
CONTE - Il governo "è per la libertà di stampa, quindi non dovete temere. Non sarà mai posta in discussione" ha affermato il premier Giuseppe Conte rispondendo a un giornalista, durante la conferenza stampa conclusiva della Conferenza di Palermo per la Libia, che gli chiedeva se prendeva le distanze dalle parole di Di Maio. "E' un principio fondamentale non solo del nostro sistema democratico ma di qualsiasi sistema democratico" ha aggiunto. "La libertà di stampa non è in discussione. Ma come spesso voi attaccate violentemente noi, può capitare che anche voi veniate attaccati violentemente. Ci sta" ha detto il presidente del Consiglio.
DI MAIO - Oggi Luigi Di Maio è tornato sulla questione in diretta Facebook. "La libertà di stampa, la libertà di informazione per me è sacra e deve essere una libertà che garantisca la stampa libera da tutti e da tutto" ha scandito il vicepremier. "Chi parla di dittatura come fa Berlusconi mi fa un po' ridere perché rappresenta quella classe politica che quando era al governo ha epurato giornalisti come Biagi", ha attaccato Di Maio. "Noi non solo siamo forti sostenitori della libertà di informazione ma l'abbiamo anche difesa", ha sottolineato ancora il capo politico M5S, che ha aggiunto: "Mi spiace che in epoca renziana non ci siano state rivolte contro le epurazioni in Rai". Ad ogni modo, "c'è qualcosa che non va nella libertà di informazione in Italia, che non è libertà di raccontare menzogne ma se c'è una menzogna allora uno come me deve rispondere". Il consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti della Campania "ha avviato una procedura" nei confronti di Di Maio, ha detto lo stesso vicepremier. "Voglio dire che sono a loro disposizione" e che "mai mi avvarrò della cosiddetta insindacabilità delle opinioni espresse o dell'immunità parlamentare". Poi è tornato sulla "proposta di legge che porteremo a breve in Parlamento che incentiva i cosiddetti editori puri, cioè quegli editori che non hanno interessi politici né economici".
DI BATTISTA - Da Di Battista, che ha stilato su Facebook una classifica dei "giornalisti liberi", nel giorno dei flashmob in difesa della libertà di stampa è arrivato un nuovo affondo: "Come volevasi dimostrare è partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico. Quando per orgoglio e malafede non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi, per la difesa a spada tratta di un sistema morente, per aver avallato il neoliberismo e tutte le sue nefandezze, partono con la solita litania: 'giù le mani dall'informazione', oppure 'nessuno tocchi la libertà di stampa'".
IL POST DI FATTORI - Intanto la senatrice 'ribelle' pentastellata Elena Fattori, in un post pubblico apparso sul suo profilo personale Facebook, ha voluto appellarsi alla "coerenza" dei cronisti eletti nel suo partito. "Coerenza vorrebbe - ha scritto Fattori - che per dimostrare la loro verginità tutti i giornalisti eletti col 5 stelle si dimettessero".