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Salvini rispolvera "me ne frego"

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29 settembre 2018 | 19.04
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Dopo il 'tabù' violato dell'affaccio sul balcone di Palazzo Chigi di Luigi Di Maio e i ministri M5S, l'altro vicepremier, Matteo Salvini, sempre a proposito del Def, proferisce un secco "me ne frego", nel corso di un intervento alla Giornata mondiale del sordo, a Roma. Il contesto è quello del rischio di una bocciatura della manovra da parte di Bruxelles. "Abbiamo fatto una manovra - dice - che investe soldi per chi di soldi non ne vede da molti anni: giovani, pensionati, le pensioni di invalidità. E se a Bruxelles mi dicono che non lo posso fare me ne frego e lo faccio lo stesso".

"Me ne frego" è l'espressione originariamente dannunziana ma poi entrata nella fraseologia fascista sebbene di recente usata anche da Silvio Berlusconi, che se ne servì nel 2018 per replicare a chi gli domandava se fosse in ambasce per la decisione di Strasburgo sul suo ricorso (poi ritirato). Non è la prima volta che l'attuale ministro dell'Interno sceglie il linguaggio politicamente 'scorretto', ma lo fa a meno di 48 ore dallo show dal balcone di Palazzo Chigi dei suoi colleghi M5S, che ha provocato un'ondata di commenti sui social e sulla carta stampata, con l'inevitabile richiamo ai discorsi di Mussolini.

C'è un precedente 'comunitario', però, e riguarda la frase del presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che in polemica con l'allora premier Matteo Renzi usò le parole "je m'en fous". La traduzione che andò per la maggiore fu "me ne frego", con inevitabile coda di polemiche, anche se in francese il senso è tra "non m'importa" e il triviale "me ne fotto".

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