Il sinologo, 'soft power democrazia americana è più debole, ma nessuno può trarre beneficio dalla crisi'
Il soft power della democrazia americana "più debole". "Qualcuno" che in Cina pensa di poter sfruttare il caos per sostituirsi all'America, anche se "non è questa la linea ufficiale del governo di Pechino" davanti a quell'America "disunita su tutto, ma unita nell'opposizione" al Dragone. Francesco Sisci, sinologo, professore alla Renmin University of China di Pechino, parla con l'Adnkronos, quando mancano 12 giorni all'insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, all'addio di Donald Trump alla presidenza. Quando sono passate meno di 48 ore dai disordini a Washington, dai fatti di Capitol Hill.
"Nessuno, neanche Cina e Russia, può trarre beneficio dalla drammatica crisi americana", dice, suggerendo a tutti "cautela e prudenza" per evitare reazioni "istintive, troppo nervose". Perché, dice, c'è il rischio di "esasperare le tensioni" e ora è "facile scivolare in conflitti da cui poi non si torna più indietro".
La diplomazia di Pechino ha detto ieri di "sperare che gli americani possano il prima possibile tornare a godere di pace, stabilità e sicurezza". Gli osservatori cinesi parlano dei disordini a Washington come di una "Waterloo per l'immagine degli Stati Uniti nel mondo", ha scritto il Global Times (voce all'estero del governo di Pechino) che in un editoriale ha commentato il "collasso interno del sistema politico americano".
Secondo Sisci il "dubbio cinese è legittimo", ma "pensare che il sistema americano sia finito è un errore". "Credo - dice - che la Cina abbia detto una cosa oggettiva, ma forse in un modo sbagliato, cosa che potrebbe avere delle conseguenze". La "cosa oggettiva" è che quello che è successo il 6 gennaio è "un fatto molto grave". Ma non è positivo "non comprendere la gravità di quanto accaduto".
Perché, prosegue, "la crisi dell'America significa la crisi di un ordine globale" e "quindi io credo che nessuno, neanche Cina e Russia, possano trarre beneficio di una crisi americana così profonda e così drammatica". E reazioni da cui in qualche modo trapela 'soddisfazione' "approfondiscono la crisi". Significa, rimarca, "che effettivamente c'è uno scontro duro in corso".
C'è poi un "problema che è anche storico", sottolinea. "Quando un Paese, una grande potenza vive una crisi interna profonda, uno dei modi per risolverla è proiettare questa crisi all'esterno - osserva - e quindi oggi l'America è disunita su tutto, ma unita nell'opposizione alla Cina. E se la Cina non dimostrerà cautela questo alimenterà l'opposizione americana alla Cina".
Ecco l'avvertimento. "Reazioni troppo nervose, istintive rischiano di essere quelle sbagliate e - sottolinea Sisci - questo è il momento di essere cauti e ponderati per tutti altrimenti è facile scivolare in conflitti da cui poi non si torna più indietro". Mancano pochi giorni all'insediamento di Biden. Cambierà qualcosa? Sisci non si sbilancia e parla di una posizione "ancora incerta" da parte del gigante asiatico in una situazione che anche negli Stati Uniti è di "grande movimento".