C'erano una volta le macchinette elettorali elettroniche, giudicate inaffidabili, facilmente preda di pirati informatici o semplicemente soggette a malfunzionamenti del software. Nell'aprile del 2018, il New York Times denunciava il rischio che il risultato di un'elezione potesse essere alterato, proprio a causa delle criticità riscontrate in questi sistemi. Oggi, lo stesso New York Times si è unito al vasto coro dei media Usa, nel respingere qualsiasi sospetto di manipolazione del voto, intenzionale o meno, dovuta anche alle macchinette elettorali.
Oltre alle accuse generiche di brogli, tutte da verificare e dimostrare, è contro questi sistemi, in particolare quelli che utilizzano il software Dominion, impiegati in decine di stati Usa, che puntano il dito Donald Trump e i suoi legali, per contestare i risultati elettorali. Un segnale esplicito della sua strategia il presidente Usa l'ha lanciato licenziando (via Twitter) Christopher Krebs, numero uno della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (Cisa). La colpa di Krebs, agli occhi del presidente, è stata l'aver sostenuto che le elezioni di quest'anno sono state "le più sicure nella storia americana".
Eppure, a rivedere la denuncia lanciata dal New York Times due anni fa, si rischia di rimanere confusi. Come ricorda Fox News, sulla propria pagina YouTube, il Nyt pubblicava un video intitolato, "Come ho hackerato un'elezione". Nel filmato compariva il professore J. Alex Halderman, docente di Scienza dei computer all'Università del Michigan, per il quale le macchinette elettorali elettroniche dovevano essere "eliminate".
Halderman mostrava come era riuscito a falsificare un'elezione nella sua università utilizzando "macchinette obsolete" che venivano (e vengono) normalmente usate nelle elezioni in tutti gli Stati Uniti. Il professore aveva chiesto ai suoi studenti di votare quale fosse, tra la Michigan e gli arci rivali della Ohio State University, l'ateneo migliore. "Dopo il caos delle elezioni del 2000, ci era stato promesso un modo di votare moderno ed affidabile. Sono qui per dirvi che le macchinette elettorali elettroniche alle quali gli americani si sono affidati per risolvere il problema dell'integrità delle elezioni sono state una pessima idea", denunciava il docente.
"Questo perché una persona come me può hackerarle con una facilità estrema. Sono un esperto di computer che ha hackerato un sacco di macchinette di voto elettroniche. Ho anche trasformato una di queste macchinette in una console per videogiochi. Immaginate cosa potrebbero fare i russi e i nordcoreani", sosteneva il docente.
Halderman nel suo video condiviso dal New York Times si soffermava su uno specifico modello di macchinetta elettorale, la Accuvote TS & TSX, utilizzata in molti stati per le elezioni del 2016, compresi Georgia, Florida, Texas, e Pennsylvania. Il dispositivo, secondo il docente, era vulnerabile agli attacchi informatici, al punto di "cambiare i voti". I passaggi erano abbastanza semplici, ovviamente per un esperto della materia.
La prima cosa, spiegava Halderman, consisteva nell'acquistare (si tovano su Ebay) una di queste macchinette elettorali oppure, "hackerare i sistemi informatici del produttore e rubare il codice del software. Il secondo passo consisteva nello "scrivere il virus", seguito da un terzo passaggio nel quale occorreva inviare per email il virus a "ogni funzionario elettorale" incaricato di programmare le macchinette elettorali per una nuova elezione. Il virus, dopo avere infettato i sistemi informatici delle autorità elettorali, finiva per trasferirsi sulle macchinette elettroniche e "rubare in silenzio" i voti.
Di fronte ai suoi studenti della Michigan University, Halderman era insomma riuscito a dimostrare quanto fosse semplice alterare il risultato di un'elezione, ribaltando completamente l'esito del sondaggio sui rivali della Ohio State. Schede cartacee alla mano, gli studenti avevano votato in massa per la Michigan, ma una volta che le schede erano state inserite nella macchinetta elettorale, il risultato dava vincente Ohio State. Uno scenario inquietante, che sembra però essere stato completamente dimenticato, ad appena due anni di distanza dalla denuncia lanciata da Halderman e rilanciata da New York Times. Il quotidiano, lunedì ha pubblicato un articolo nel quale si riportava una lettera firmata da ben 59 esperti di sicurezza in tema di elezioni, che esprimevano fiducia nei risultati delle elezioni del 3 novembre.
“Chiunque sostenga che le elezioni sono state 'truccate' sta facendo un'affermazione grave, che deve essere supportata da prove persuasive e verificabili - scrivevano i 59 esperti - per quanto sia di nostra conoscenza, nessuna prova credibile è stata prodotta a sostegno dell'affermazione che il risultato delle elezioni 2020 in qualsiasi stato sia stato alterato attraverso espedienti tecnici". concludevano gli esperti. Tra i firmatari della lettera, compariva anche il professor Halderman.
(di Marco Liconti)