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Elezioni Usa, "ecco la strategia di Trump"

(Afp)
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16 novembre 2020 | 13.49
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La strategia di Donald Trump è chiara: impedire a Joe Biden di raggiungere la vetta dei 270 voti elettorali, per poi farsi rieleggere dalla Camera dei Rappresentanti, dove si voterebbe per delegazioni statali, e dove in questo ambito i repubblicani detengono la maggioranza. A spiegarlo è Alan Dershowitz, professore emerito di Harward, principe del foro tra i più importanti e noti degli Stati Uniti, che evoca uno scenario che nelle elezioni americane non si verifica dal Diciannovesimo secolo.

Per Dershowitz, Trump non punta più a raggiungere i 270 voti elettorali, ma piuttosto a impedire a Joe Biden di raggiungerli. "Guardiamo al quadro più grande: il quadro più grande ora è cambiato. Io non credo che il presidente Trump stia cercando di raggiungere i 270 voti elettorali. Credo che lui ritenga che questo sia fuori discussione", ha spiegato Dershowitz al sito Newsmax, nuova testata di riferimento di Trump, dopo la presa di distanza di Fox News dalle rivendicazioni del presidente.

"Quello che sta cercando di fare è negare a Joe Biden i 270 voti elettorali, presentando ricorsi in Pennsylvania, Georgia, in Nevada, in Michigan, in Arizona", prosegue Dershowitz. Non permettendo a Biden di raggiungere i 270 voti elettorali, Trump costringerebbe la Camera dei Rappresentanti a votare in base alle delegazioni statali, dove i Repubblicani hanno attualmente la maggioranza (26), che in base agli attuali risultati verrebbe confermata anche nella Camera 2021.

"Se riesce a mantenere Biden sotto quota 270 - prosegue Dershowitz - allora la questione passa alla Camera dei Rappresentanti". Trump, spiega, "sta cercando di seguire quanto accaduto in elezioni del Diciannovesimo secolo". Il riferimento storico è alle elezioni del 1800 e del 1824, che non produssero un vincitore nel collegio elettorale e furono decise dalla Camera: nel 1800 venne scelto Thomas Jefferson e nel 1824 John Quincy Adams.

Ma per fare in modo che questo scenario si ripeta, secondo Dershowitz Trump avrebbe bisogno di una "tempesta perfetta". Il docente di Harvard spiega: "Servono abbastanza stati, abbastanza procuratori generali, o dipartimenti di stato, o chiunque, segretari di stato o governatori che siano repubblicani e che legittimamente si rifiutino di certificare i risultati, perché contestati, il giorno in cui i collegi elettorali si riuniscono per statuto".

Se per quel giorno Biden non ha ancora raggiunto i 270 voti elettorali, e Dershowitz sottolinea che "su questo non si vota due o tre volte, secondo la Costituzione è un unico voto e se quell'unico voto non assegna al candidato 270 voti elettorali", allora "si va automaticamente alla Camera dei Rappresentati, dove entra in gioco un processo completamente nuovo, che chiaramente favorisce il presidente Trump".

La campagna Trump e il team di avvocati del presidente non hanno annunciato pubblicamente che questa sia la strategia che stanno perseguendo. Eppure, lo scenario evocato da Dershowitz potrebbe effettivamente materializzarsi, dando a Trump una concreta chance di rielezione. Come poi la società americana, così polarizzata, possa reagire ad una riproposizione di meccanismi costituzionali ottocenteschi, al momento è impossibile da prevedere.

(di Marco Liconti)

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