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Sanchez senza maggioranza, boom di Vox

I socialisti del premier uscente avrebbero 120 seggi, ben al di sotto dei 176 necessari. Exploit dell'ultradestra: è terzo partito. Si tratta del quarto voto in Spagna in 4 anni, affluenza in calo. Chi sono i 5 leader protagonisti delle elezioni

(Afp)
(Afp)
10 novembre 2019 | 21.50
LETTURA: 4 minuti

I socialisti vincono le elezioni in Spagna, anche se non ottengono la maggioranza dei seggi. Quando sono stati scrutinati il 93,29% dei seggi, il Psoe ha ottenuto 120 deputati, il Pp 88 e Vox 52. Seguono Unidas Podemos con 35 seggi e Ciudadanos con 10. Terza l'ultradestra che conferma l'exploit.

"Siamo convinti che il risultato di queste elezioni serva per consolidarci come alternativa patriottica e sociale", ha detto l'europarlamentare esponente di Vox Jorge Buxade dopo i primi exit poll.

La Spagna è tornata a votare oggi alle elezioni generali per la quarta volta in quattro anni.Scende l'affluenza rispetto alle elezioni dello scorso aprile. Alle 18 ha votato il 56,86% degli elettori, rispetto al 60,74% registrato alla scorsa tornata elettorale.

Chi sono i 5 leader protagonisti del voto

Sanchez aveva già vinto le elezioni del 28 aprile, arrivando largamente in testa con 123 seggi, un risultato importante ma sotto la soglia di maggioranza di 176 deputati. Premier ad interim, dopo che la caduta del suo governo di minoranza aveva portato al voto, il leader socialista non è riuscito a formare un nuovo governo malgrado il successo elettorale. I negoziati con la sinistra radicale del partito anti sistema Podemos di Pablo Iglesias si sono arenati su veti reciproci, mentre i liberali di Ciudadanos, ormai spostati a destra, non hanno voluto sostenere l'esecutivo dall'esterno.

A metà settembre, quando il re è stato costretto a convocare nuove elezioni, Sanchez ha impostato una campagna tesa a chiedere una maggioranza chiara per portare avanti da solo un governo stabile. Ma non tutto è andato come previsto.

Il 14 ottobre la condanna a pene fino a 13 anni di carcere per nove leader indipendentisti catalani ha riacceso la tensione in Catalogna, con una settimana di violente proteste che hanno sconvolto la regione e devastato Barcellona. La durezza della protesta secessionista ha sconfessato la linea dialogante di Sanchez, mentre la polizia è stata accusata di essere intervenuta in modo eccessivo. Neanche la promessa mantenuta di spostare la salma dell'ex dittatore Francisco Franco dall'imponente mausoleo della valle dei caduti ad un semplice cimitero, sembra essere riuscita ad aumentare i consensi per il leader socialista.

Intanto la crisi catalana ha riportato in auge Vox, il partito di ultradestra di Santiago Abascal, entrato per la prima volta in parlamento in aprile. "L'ascesa di Vox fa saltare i nervi ai grandi partiti", titolava giovedì El Pais, in una giornata in cui Abascal è riuscito a riunire 6mila persone ad un suo comizio a Valencia e il leader del partito Popolare Pablo Casado ha parlato davanti a soli 1600 sostenitori nella stessa città.

Sovranista, anti migranti, euroscettico e maschilista, Abascal ha fatto una campagna elettorale a colpi di dati statistici dubbi e ampiamente contestati, come quello che il 70% degli stupri di gruppo in Spagna è opera di stranieri. Ma anche se 1.600 accademici hanno firmato un manifesto per accusarlo di aver diffuso dati falsi e manipolati, la sua retorica ha fatto presa su una crescente fetta di elettorato stufa dei partiti tradizionali.

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