All'Adnkronos la testimonianza di padre Fernando Quintes, che dirige un centro di educazione a Negombo: "Allarmi non presi sul serio"
Nello Sri Lanka, pochi giorni prima delle esplosioni che hanno distrutto chiese e hotel causando più di 200 morti, "c'erano stati allarmi ma non sono stati presi sul serio e ora il risultato è una grande distruzione. Non si conosce nemmeno il numero dei morti che si aggiorna di ora in ora". Padre Fernando Quintes, direttore di un centro di educazione a Negombo, nello Sri Lanka, zona fortemente colpita dall'esplosione degli ordigni, descrive la situazione drammatica raggiunto telefonicamente dall'Adnkronos.
"La distruzione è grande. Il numero dei morti è alto e in continuo aggiornamento", racconta padre Quintes che ha raggiunto l'amico parroco della chiesa di Sant'Antonio, a Colombo, colpita dall'esplosione.
"Davanti agli occhi - racconta - ho ancora immagini dolorosissime. Quanti cadaveri. I corpi sono stati portati via a distanza di sette ore dagli attentati. Ora la situazione è sotto controllo, la polizia ha ripreso il controllo. Le strade sono chiuse, piene di militari. A Negombo nelle esplosioni hanno perso la vita tantissime persone".
Il sacerdote ritorna agli allarmi inascoltati: "Nei giorni scorsi erano arrivate segnalazioni, erano stati lanciati allarmi, ma non sono stati presi sul serio. Noi abbiamo vissuto la guerra civile, è un po' come riviverla, ma non ci sentiamo abbandonati. Abbiamo un governo, la polizia sta riportando la sicurezza".