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Libia, strage senza fine

Aumenta il numero dei feriti e delle vittime, ora 160. Cinquanta i bambini morti finora. L'appello del presidente dell'Associazione Medici Stranieri in Italia al governo: "Non cediamo ai ricatti, Italia sia in prima linea"

(Afp)
(Afp)
15 aprile 2019 | 16.59
LETTURA: 4 minuti

di Marta Repetto
Una strage senza fine. Aumentano ancora le vittime del conflitto in Libia, che salgono ora a 160. A dirlo all'Adnkronos, con dati aggiornati alle 15.30, è Foad Aodi, presidente dell'Associazione Medici Stranieri in Italia (Amsi) e consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma, in contatto con medici libici in vari ospedali del Paese.

"Dopo la morte dei feriti gravi e il lancio di missili verso Tripoli e su alcune abitazioni le vittime sono ora 160, mentre salgono a 800 i feriti - spiega Aodi all'Adnkronos -. Ad aggiornare le statistiche sono i nostri medici dell'Unione Medica Mediterranea, ma anche i dottori impegnati nel volontariato a domicilio per quanti sono impossibilitati a raggiungere gli ospedali. E che parlano di rischio epidemia in conseguenza dei decessi nelle case". "Più di 50" i bambini morti nel conflitto libico e, fra loro, "anche i combattenti minorenni. Secondo i nostri dati - spiega ancora Faodi -, ne sono stati reclutati più di 1000".

La situazione, racconta ancora il medico, "è critica. Manca l'elettricità, con alcune centrali abbattute, e manca il sangue per i tanti amputati nel conflitto. Manca poi la strumentazione clinica, ma anche pediatri, chirurghi generali e chirurghi vascolari per i feriti da arma da taglio, ortopedici per le tante fatture alle caviglie e alle ginocchia". E al drammatico bilancio del conflitto si aggiunge anche il dato sulle donne violentate in aumento: "Sono più di 35, 10 di loro sono morte per sanguinamento", spiega Faodi.

Nel tracciare il bilancio sulla crisi libica con l'Adnkronos, Faodi lancia quindi un appello all'esecutivo italiano: "Al governo voglio lanciare il nostro grido di allarme e sofferenza per la popolazione libica. Non cadiamo - dice - negli sbagli del passato, non diamo credito a chi minaccia l'arrivo di 800 mila migranti in Italia. Queste sono scuse utilizzate già in passato, e chi lancia questi numeri - dice ancora - è chi ha il controllo dei flussi. Una volta per tutte, vanno fermati i funzionari, i militari e i potenti corrotti che controllano il mercato degli esseri umani: senza di loro il traffico di migranti non avrà vita facile. I terroristi vanno arrestati già in Libia, e questi annunci sono solo un ricatto".

"Al governo - dice ancora il presidente Amsi - dico che l'Italia dovrebbe essere in prima linea con medici e assistenza sanitaria. Facciamo parlare la parte dell'Italia che crede nell'umanità, dobbiamo avere la mente aperta, non i porti aperti o chiusi. Prima di tutto vengono i diritti umani, poi gli slogan politici ai quali gli italiani non credono più: siamo stanchi di una politica fallimentare sull'immigrazione che ha prodotto zero e che l'Italia sia lasciata sola perché non c'è una collaborazione proficua dall'Ue. Non cediamo ai ricatti del leader di turno - sottolinea nuovamente - che minaccia l'Italia parlando di 800 mila migranti in arrivo. Queste sono scuse per compiere azioni militari, scuse che non accettiamo. Prima la solidarietà, il resto sono strumentalizzazioni della guerra di leadership in Libia e Ue", conclude.

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