Approfondimento all'indomani della presunta richiesta da parte della vicepreside di non indossare in classe abiti troppo succinti. Intanto le polemiche impazzano sui social
Gambe scoperte per protesta: scoppia il caso delle minigonne indossate da alcune studentesse del Liceo Socrate di Roma all'indomani della presunta richiesta da parte della vicepreside di non indossare in classe abiti troppo succinti. A quanto si apprende il ministero dell'Istruzione, tramite l'Ufficio scolastico regionale del Lazio, ha chiesto un approfondimento su quanto accaduto.
Intanto le polemiche impazzano sui social anche dopo la pubblicazione della foto delle ragazze con un cartello 'non è colpa nostra se gli cade l'occhio #stopallaviolenzadigenere". E su Twitter Cecilia D'Elia, portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche scrive: "Evviva le ragazze del Socrate in minigonna. Un gesto semplice per una battaglia fondamentale: la libertà delle donne".
In una nota Carlo Firmani, preside del liceo Socrate di Roma, sottolinea che "il liceo Socrate è fieramente da sempre attento al rispetto di tutte le individualità e di tutte le opinioni, libere di esprimersi, all’interno del perimetro segnato solo dalla Costituzione, dal codice penale e dal buon senso ed è altrettanto attento alle questioni di genere, oggetto peraltro di uno dei tavoli di lavoro permanenti che la scuola, Capofila nazionale della Rete scuole Green, ha istituito e nel quale lavorano insieme studentesse, studenti e docenti".
"In riferimento all’articolo comparso in data 18 settembre 2020 sul quotidiano 'La Repubblica', riferente presunte parole 'dall’apparente tono discriminatorio della vicepreside', che avrebbe detto 'ad alcune studentesse' che il loro modo di vestire 'era provocante' e che 'a qualche professore poteva cadere l’occhio' - scrive Firmani - si fa presente, come correttamente riportato dalle autrici dell’articolo, che allo scrivente Dirigente scolastico non era e non è tuttora pervenuto alcun riscontro fattuale o documentale e resta in attesa di ricevere la preannunciata lettera delle studentesse citata nell’articolo stesso per poter procedere, una volta chiarita l’identità delle persone coinvolte nel presunto episodio, nel rispetto dovuto a tutti, agli accertamenti del caso".