Biasci (Fimp): Sì a test rapidi per i ragazzi quando saranno validati, ma ora servono percorsi preferenziali"
Quattro e, in alcuni casi, anche 5 giorni per avere l'esito di un tampone naso-faringeo per il coronavirus sul territorio, "ma se lo stesso paziente va in pronto soccorso la risposta arriva in 4 ore". Una differenza che, con l'apertura delle scuole e "l'inavitabile boom di richieste ai pediatri di test per bambini e ragazzi con sintomi di un'infezione, rischia di paralizzare il sistema. Abbiamo sentito tanto parlare dell'importanza del territorio nel controllo dell'emergenza Covid ma per rendere concreto tutto questo servono gli strumenti, gli stessi, in questo caso, di cui può disporre l'ospedale". A chiederlo, all'Adnkronos Salute Paolo Biasci presidente nazionale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) che sottolinea come "sia mancato uno sforzo organizzativo su questo aspetto".
"Non si può dire che siamo stati colti alla sprovvista - spiega Biasci - avevamo già tutti gli elementi. Sapevamo che, con la riapertura delle scuole in concomitanza con l'aumento stagionale delle malattie infettive, sarebbe aumentata anche la necessità di prescrivere e fare tamponi in tempi rapidi. Dunque era necessario organizzarsi meglio".
Le tecnologie che rapidamente migliorano sono sicuramente d'aiuto ma, al momento, il tampone rapido, per esempio, ricorda il pediatra, "non è ancora validato per la diagnosi. Quando sarà validato, ben venga, se ci permetterà di avere un risultato più veloce. Ciò su cui è necessario porre l'attenzione, infatti, è la durata di tutto il percorso, dalla richiesta del tampone fino alla diagnosi definitiva". Questo può fare le differenza, precisa l'esperto, per meglio isolare i focolai e permettere un funzionamento il più possibile regolare della vita sociale.
"Si è fatto un gran parlare - continua Biasci - di territorio in questi mesi ma cosa è stato fatto per risolvere il problema dei tempi d'attesa per le risposte ai tamponi? Se come pediatra, infatti, avessi la possibilità di ricevere gli esiti del test nel giro di 24 ore, io potrei non bloccare la famiglia, non bloccare la frequenza a scuola. Il sistema funzionerebbe in maniera quasi normale. Il problema è organizzativo". L'appello è dunque a ridurre la disparità tra i tempi dell'ospedale e quelli del territorio, soprattutto in questa fase in cui per i pediatri aumenta il carico.
I bambini, a scuola, si ammalano, come si sa, molto più frequentemente perché hanno più occasioni di essere contagiati, anche se "il bambino che sta male viene 'intercettato' soltanto una volta su 10 a scuola. Le altre 9 volte viene intercettato dalla famiglia", conclude Biasci.