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Coronavirus, Silvestri: "Numeri ok, andiamo verso la fine"

Il virologo: "La ritirata continua, narrativa catastrofista va messa in soffitta una volta per tutte"

Foto Fotogramma
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17 giugno 2020 | 11.27
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"Per come la vedo io, sono numeri molto positivi" quelli che fotografano questa fase dell'epidemia di coronavirus Sars-CoV-2 in Italia. "Passo dopo passo, un giorno alla volta, con prudenza, con ottimismo, stiamo andando verso la fine". "La ritirata continua", ribadisce il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, convinto che "la narrativa catastrofista, alimentata da media sensazionalisti, politici impauriti e/o opportunisti, ed esperti drogati dai riflettori", vada "messa in soffitta, una volta per tutte".

"Anche oggi scendono tutti i numeri", osserva lo scienziato italiano commentando il bollettino di ieri nella sua rubrica social 'Pillole di ottimismo'. "A partire dal numero dei ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 in Italia (da 207 a 177, e siamo al 4,3% del valore di picco). Fermiamoci un attimo a riflettere: 4,3% del picco - ripete - Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri totali (da 3.489 a 3.301, quindi di altre 188 unità, e siamo al 11,3% del picco), mentre i casi attivi totali scendono da 25.909 a 24.569, quindi di altre 1.340 unità".

"Due messaggi" secondo Silvestri "dovrebbero essere chiari a tutti. Il primo è che la riapertura a fasi dell'Italia (4 maggio, 18 maggio, 3 giugno) non ha causato nessun rimbalzo dei casi, come molti invece temevano e prevedevano".

Il secondo messaggio è che "ormai sta diventando impossibile sostenere allo stesso tempo i due pilastri della narrativa catastrofista su Covid-19: che la fine dei 'lockdown' porta automaticamente" l'indice di contagiosità "R0 a diventare maggiore di 1, e che nessun altro fattore possa mitigare la diffusione del virus (stagionalità, attenuazione del virus, immunità naturale o quant'altro)".

"E' vero che il virus è lungi dall'essere sconfitto in modo definitivo - precisa l'esperto - La pandemia è tutt'altro che finita, c'è ancora tanto lavoro da fare per virologi, immunologi, medici, epidemiologi, eccetera". Ma la narrativa catastrofista va abbandonata: "Di paura ne abbiamo avuta fin troppa. Per l'Italia adesso deve arrivare l'ora dell'ottimismo che viene dalla conoscenza, degli interventi mirati e intelligenti, e del coraggio di tornare a una piena normalità, consapevole e responsabile".

Silvestri si sofferma sul tema lockdown. "Tra le migliaia di commenti che riceviamo (e a quali non è umanamente possibile rispondere) - scrive - ce n'è uno al quale voglio dare risposta pubblica. Il commento è che sarebbe 'pericoloso mettere in discussione la necessità delle 'chiusure' in quanto, se queste fossero di nuovo necessarie, la gente non le accetterebbe'. Per quanto mi riguarda, questo modo di ragionare è al contempo illogico, pseudo-scientifico e anti-democratico".

"Illogico - spiega il virologo - in quanto parlare di 'necessità dei lockdown' presuppone una valutazione di tipo scientifico che non può esistere se tale necessità non può essere esaminata e criticata scientificamente. Pseudo-scientifico, in quanto conferisce un alone di validità e autorità 'scientifica' ad affermazioni che scientifiche non sono, in quanto sottratte alla valutazione critica che la scienza fa di se stessa. Anti-democratico, in quanto presume che i cittadini non abbiano il diritto né siano in grado di decidere cosa è meglio per loro".

"Morale della favola. Usiamo tutta la prudenza necessaria (ma senza farne un feticcio, perché anche la troppa prudenza fa le sue vittime) - ammonisce lo scienziato - e non diamo alcuno spazio ai negazionisti complottisti, che vendono pseudoscienza di segno opposto. Al contempo, però, nessun compromesso sulla importanza di valutare criticamente i dati a favore (o sfavore) della necessità dei lockdown nel ridurre i danni da Covid-19".

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