Il governatore del Veneto dopo l'esclusione della Regione dalle zone rosse: "Se non lo modificano d'ufficio io lo farò modificare a un tribunale perché questo decreto lo impugno"
"Hanno fatto un decreto, è diventato legge, e poi per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, con un comunicato, pubblicato in Gazzetta lo correggono. Se non lo modificano d'ufficio io lo farò modificare a un tribunale perché io questo decreto lo impugno". Così il governatore del Veneto Luca Zaia ospite di 24 Mattino su Radio 24. "In questo decreto - spiega il governatore - il Veneto è sparito come zona rossa: noi abbiamo avuto 1.820 morti, quasi 4.500 ricoverati e siamo stati martoriati, non esiste che il Veneto sia fuori dalle zone rosse. Scommettiamo che risolvono il problema prima che arriviamo in tribunale?".
Per quanto riguarda la Regione Veneto, spiega quindi Zaia, "il trend è incoraggiante però è anche vero che una rondine non fa primavera. I dati di laboratorio di ieri sera sono incoraggianti, continuiamo a fare i tamponi, ma dobbiamo aspettare ancora un po' per dire che siamo indenni dal virus". "Nel fine settimana - annuncia - firmo un'ordinanza che affronterà vari temi tra cui quella di dare una risposta alle famiglie che con la riapertura si trovano il problema della gestione dei minori. Quindi il problema riguarderà la fascia d'età 0-17 anni". E sulla gestione dell'emergenza aggiunge: "L'Italia resta l'ufficio complicazioni affari semplici. Bisogna ridurre le catene decisionali e decidere una volta per tutte di uscire dal medioevo dato dal centralismo e passare al nuovo rinascimento che è dato da un Paese moderno con il federalismo e l'autonomia che non è sottrazione di potere come la vedono a Roma, ma assunzione di responsabilità da parte dei territori e con il coronavirus lo abbiamo dimostrato. Questo Paese con le potenzialità che ha può imboccare un nuovo corso passando a una totale riforma dello Stato in senso federalista".
Sul caso Lombardia, Zaia è solidale con il 'collega' Fontana: "C'è un attacco da parte di qualcuno che vede l'autonomia come una riduzione di potere, una visione che non ha nessun futuro. Non c'è un problema di attacco al nord, c'è un problema di qualcuno che non ha capito in che epoca sta vivendo. Solidarizzo assolutamente con la Lombardia, lo dico da una Regione che ha titolo di parlare di coronavirus: la Lombardia ha avuto un'ondata di contagio da paura, fare polemica sui morti e sulle disgrazie delle persone è sempre squallido".
Sugli spostamenti fra regioni, "la giusta motivazione è dare modo ai congiunti di ricongiungersi: un marito e una moglie divisi o due fidanzati divisi hanno diritto di vedersi, punto. Non è una prova muscolare e la guardia non la abbassiamo. Non è che cambia molto se un congiunto attraversa il Po e va dalla provincia di Rovigo a Ferrara, il vero tema è la politica sanitaria".
Per quanto riguarda invece la manifestazione del centrodestra unito fissata per il 2 giugno a Roma, "siamo in un Paese libero e democratico per cui tutto quello che è manifestazione civile, democratica e rispettosa penso che non sia un problema". E sulla popolarità che per alcuni prelude a una futura leadership nella Lega, assicura: "Non esiste alcuna possibilità che io abbia dei progetti a livello nazionale per una premiership. La mia casa è il Veneto e resta il Veneto".